È un grande fotografo, per essere esatti un grande foto ritrattista, di quanti ne conosco forse il maggiore, anche perché fotografa in bianconero [soprattutto]. Il colore a volte arricchisce la fotografia ma a volte la rovina, e questo è il caso appunto del ritratto, perché nel ritratto, intendo quello del volto soltanto, il colore spegne lo sguardo. Una volta ho scritto, oppure ho letto, ormai mi confondo, che dagli occhi si vede se un essere vivente ha un’anima, ha l’Anima maiuscola. Qualunque essere vivente, non l’uomo o la donna soltanto. I cani ad esempio ce l’hanno sempre l’anima. Addirittura a me sembra che siano un’anima con un cane intorno. Gli uomini adulti l’anima ce l’hanno di rado, le donne un po’ meno. I bambini invece hanno l’anima da piccoli che poi gli si spegne fino ad azzerarsi del tutto: dopo i dieci anni è morta del tutto.
Parlo di queste cose per parlare di Pino Bertelli: questo suo libro [Don Andrea Gallo: in direzione ostinata e contraria. La Comunità di San Benedetto al Porto di Genova] ha il nome di un prete, diciamolo subito un grande prete simpatico, ma nella sostanza è una sua autobiografia e un bella raccolta dei suoi animati ritratti. Sono quelli degli ospiti della Comunità di San Benedetto al Porto di Genova: una comunità religiosa di persone che credono in Dio e che “guardano qualcuno dall’alto solo se cade e lo aiutano a rialzarsi”. Bello il dirlo ma falso purtroppo: dalla vita ho imparato che quando uno cade e uno si piega per tirarlo su, il caduto lo abbranca per tirarselo giù sotto lui. Io mi ricordo di certi ritratti di Pino Bertelli a certi caduti che fanno così, i quali avevano l’anima che si vedeva dagli occhi. Se scrivo questo è per dire che l’anima non è un privilegio dei buoni soltanto, di quelli di San Benedetto e dei loro fratelli e sorelle, ma anche degli altri, di quelli che fin dall’infanzia, secondo il mio vecchio modo di dire, hanno imparato a sparare, a non cadere, a stare in piedi. E in questo bellissimo fotoritrattistico libro di Pino Bertelli ci sono esempi eloquenti.
Ne farò due che sembrano provocazioni ma non lo sono: io di Pino Bertelli sono, siamo amici da sempre, e ci vogliamo bene e ci stimiamo. Occhi specchio dell’anima di uno di quelli che hanno imparato a sparare fino da piccolo, sono proprio quelli di don Andrea Gallo che è il fondatore della Comunità del Porto di Genova: sottili, taglienti, spietati, due occhi da tigre che stanno a quelli del cane come gli occhi del prete a quelli dei suoi protetti, ma meglio direi le sue vittime che strappava dal paradiso per riportarli all’inferno terreno. L’altro con gli occhi cattivi è proprio Pino Bertelli, però direi non cattivi ma sarcastici. Sia lui che don Gallo guardano in obiettivo col sigaro in bocca: la maschera, il trucco che serve ma non ci riesce a nascondere le colpe i rimorsi e i rimpianti, dei quali non voglio dir nulla: il sigaro non giunge allo scopo.
Ripeto ancora una volta: un grande fotografo!
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