Il cinema in forma di poesia diffida dei consensi e degli applausi… s’interroga sempre su ciò che accade nel mondo è riporta il cielo in terra… l’aggressione del visibile del cinema ereticale separa ciò che è da ciò che non è e non è mai stato… avverte dell’avvenire tradito su ridicole imposture teologali, cumuli di macerie e sante inquisizioni. Il cinema senza bavagli disvela tutto ciò che ingabbia l’uomo o lo asservisce, lo impoverisce o lo fatalizza nel regno dell’immaginario assoggettato. La verità è figlia della libertà e solo il desiderio, il piacere, la vita quotidiana liberata esprimono l’invito al viaggio (Baudelaire) e al raggiungimento di una comunità in amore che sa fare a meno di ogni idolatria. “Dio è il principio di ogni sottomissione. La notte legalizza tutti i crimini. Il solo crimine illegale è il rifiuto di accettare il padrone” (Raoul Vaneigem). Ogni forma di potere ha bisogno della miseria per perpetuarsi e i bravacci che organizzano i mercati globali architettano anche la sofferenza dei popoli.
La carezza del Papa è un film piccolo, 4 minuti e 6 secondi di cinema nudo, crudo, ironico che rifiuta l’omologazione senza fine del cinema come menzogna e incapace di chiamarsi fuori dai lager/spettacolo dell’industria culturale che, come sappiamo, si accorda alle richieste dei clienti, crea bisogni e inventa la felicità di cartapesta…
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