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mercoledì 12 maggio 2010

UTOPIA ROSSA: UN MODO NUOVO DI ESSERE RIVOLUZIONARI


L'associazione politica Utopia Rossa si è formata In Italia a partire dal 2001, per iniziativa di compagni e compagne provenienti da una lunga esperienza nella sinistra rivoluzionaria italiana e internazionale. Il nucleo fondatore, espulso dalla Quarta internazionale nel 1975, aveva diretto insieme a compagni di altri paesi la battaglia della cosiddetta "Terza Tendenza Internazionale", culminata nelle controrelazioni presentate al 10º Congresso mondiale della Quarta (1974). Dopo l'espulsione, alcuni compagni della Tendenza costituirono un'organizzazione internazionale (denominata "Frazione" Marxista Rivoluzionaria perché, profondamente convinti della necessità dell'unità dei rivoluzionari, per alcuni anni si considerarono una frazione esterna della Quarta), La Fmr fu presente soprattutto in Europa, con le principali sezioni in Germania, Italia, Austria e Francia. La Fmr si autosciolse nel 1980 perché convinta che la costruzione di un ennesimo gruppo autonomo non fosse compatibile con l'idea ben più matura di rivoluzione che si stava formando nella sua esperienza pratica e nella sua elaborazione teorica. Quel patrimonio non è comunque andato disperso e lo si può ritrovare oggi in alcuni libri scritti in quel periodo e pubblicati in varie lingue.

Le basi ideologiche del nucleo di compagni e compagne che è arrivato a costituire Utopia Rossa si potrebbero definire "marxiste libertarie", visto che sulla base di una salda continuità marxista rivoluzionaria (da Rosa Luxemburg a Guevara, passando per Trotsky) viene valorizzato il meglio dell'esperienza libertaria (come avvenne durante la guerra civile spagnola).

Utopia Rossa non è un partito, ma un'associazione libera, senza statuti, senza quote fisse da pagare e senza apparato. Ha dei portavoce che possono essere revocati in qualsiasi momento dall'assemblea dei membri.

Oltre alle basi anticapitalistiche, antimperialistiche e antiburocratiche, non vi sono discriminanti ideologiche per chi vuole entrare nell'associazione (anche perché se si è "marxisti" o "comunisti" lo si deve dimostrare nei fatti, a partire dalla coerenza internazionalista: in Italia dei partiti “comunisti” hanno votato tranquillamente i crediti di guerra per l'aggressione alla Jugoslavia, l'Afghanistan o l'Iraq; hanno sostenuto governi dell’imperialismo italiano e hanno tutte le intenzioni di continuare a farlo).

Per aderire bisogna accettare alcuni "princìpi" che, a seconda delle epoche e dei contesti, si considerano discriminanti per stabilire se si sta dalla parte del sistema capitalistico e dell'imperialismo oppure contro. Il più importante di tali princìpi è quello etico e riconducibile all'insegnamento del Che.

Le formule in cui vengono sintetizzati i princìpi discriminanti fondamentali per UR sono più o meno le stesse che vengono proposte nella mozione per l'adesione alla Quinta internazionale (vedi a parte), con in più due concetti politici specifici per la situazione italiana (uno sul carattere imperialistico dei governi di centro-sinistra e non solo di quelli del centro-destra, e l'altro sulla crisi storica e di degenerazione irreversibile del sistema parlamentare e partitico italiano).

UR fa conoscere le proprie posizioni soprattutto attraverso una collana di libri (chiamata per l'appunto Utopia Rossa) dove sono apparsi finora 6 volumi scritti da suoi membri (da soli o collettivamente). Il primo volume - di Michele Nobile - contiene una descrizione delle basi economiche dell'imperialismo attuale. Un altro libro fornisce un'analisi aggiornata dell'Islam (Pier Francesco Zarcone, autore di numerosi saggi - sul Messico, sulla Spagna ecc. - e di provenienza anarchica). Ma forse il libro di UR più significativo e famoso è quello scritto collettivamente e curato da Roberto Massari, I Forchettoni rossi, un saggio di sociologia politica dedicato alla corruzione parlamentare della ex estrema sinistra italiana e, più in generale, ai meccanismi di formazione delle caste burocratiche politiche.

I membri di UR sono attivi nei settori sociali in cui lavorano e sono contrari alle divisioni sindacali. Appartengono a varie categorie lavorative, con presenza di operai di fabbrica.

Non essendo un partito, non c'è netta separazione tra militanti effettivi e simpatizzanti. In tutto, al momento, sono una cinquantina di compagni distribuiti in quasi tutte le regioni italiane, oltre a qualche presenza all'estero (Argentina, Portogallo, Norvegia).

L'esperienza che questa associazione rivoluzionaria sta compiendo - nel metodo e nella forma - non ha precedenti storici, ma finora ha dato solo risultati positivi. Ci auguriamo che questo embrione di pensiero e azione rivoluzionaria (realizzato anche sull'esperienza negativa del passato) possa diventare patrimonio della futura Quinta internazionale.