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domenica 1 marzo 2015

LIU XIA - VISITING A WOMAN UNDER HOUSE ARREST (Hu Wei Jingsheng, 2012), di Pino Bertelli

Liu Xiaobo è ancor oggi uno dei più noti attivisti cinesi per i diritti umani: scrittore e critico letterario di 57 anni, arrestato come dissidente l'8 dicembre 2008 e condannato a 11 anni di carcere a fine 2009 - con l'accusa, cara a tutti i sistemi totalitari, di «incitamento alla sovversione del potere dello Stato» -, fu promotore e firmatario, nello stesso 2008, del manifesto pubblico Charta 08, in cui si richiedeva una generale democratizzazione del sistema e il rispetto delle libertà fondamentali dell'individuo. Nell'ottobre 2010 Xiaobo fu insignito del premio Nobel per la Pace: due giorni dopo l'annuncio, sua moglie Liu Xia, artista e anch'essa attivista, venne messa agli arresti domiciliari dalle autorità cinesi; da allora la donna, che soffre di problemi cardiaci, si trova confinata nel proprio appartamento di Pechino (illegalmente, non essendo stata emessa nei suoi confronti una qualsivoglia condanna).
È da questa vicenda che nacque, negli ultimi giorni del 2012, il film di Hu Wei Jingsheng - presentato da Pino Bertelli ai Festival dei diritti umani di Napoli (2013) e di Buenos Aires (2014). Questa breve opera (visibile qui, con sottotitoli in inglese) può essere considerata un samizdat cinese del XXI secolo; ed è con questo spirito che pubblichiamo la recensione scritta dallo stesso Bertelli, nella speranza che non ci si dimentichi di Liu Xiaobo, di Liu Xia e di tutte le donne e gli uomini senza nome ingiustamente reclusi in Cina, in carcere o nei famigerati laogai. [la Redazione]

Basta ai giovani contestatori staccarsi dalla cultura, ed eccoli optare per l'azione e l'utilitarismo, rassegnarsi alla situazione in cui il sistema si ingegna ad integrarli. Questa è la radice del problema: usano contro il neocapitalismo armi che in realtà portano il suo marchio di fabbrica, e sono quindi destinate soltanto a rafforzare il suo dominio.
(Pier Paolo Pasolini)

I. LA LIBERTÀ NEGATA

Il film clandestino di Hu Wei Jingsheng (o Hu Jia), premio Sakharov per la libertà di pensiero 2008, su Liu Xia, artista, poeta, fotografa, agli arresti domiciliari perché moglie del premio Nobel per la Pace 2010, Liu Xiaobo, gettato in carcere in quanto attivista dei diritti umani in Cina - Visiting a Woman under House Arrest - è la visita o l'irruzione di Wei Jingsheng nella casa di Liu Xia; dura solo 5 minuti e 16 secondi… bastano però per toccare in profondità le coscienze ulcerate delle persone che sotto il regime comunista cinese (come sotto qualsiasi governo totalitario, compreso le democrazie consumeriste) combattono in difesa della libertà e del rispetto dei diritti umani nel mondo.
Il film è girato con un telefonino (non ci dispiace per i produttori del dispositivo se non appare il "marchio") in luce ambiente… le immagini traballanti ci avvolgono, ci fanno entrare e toccare il dolore secolare che ogni potere esercita contro i dissidenti che lo denudano e rendono la sua vergogna ancora più vergognosa. Quando un popolo è governato da una classe di tiranni così miserabile è difficile trattenere il vomito… la tecnica, il lavoro, l'economia, il mercato, la tortura, la privazione della libertà, il partito… celati o idolatrati nelle mitologie dello spettacolo… recitano la farsa del progresso sulla fame dei proscritti… l'indignazione e il dissidio sono necessari, perché nessuno può difendere la schiavitù mascherata di milioni di persone per giustificare l'ascesa di un Paese ai dividendi della Borsa… dentro i confini protetti dal filo spinato della Cina l'oppressione manifesta la religione del boia e resta all'uomo in resistenza e insubordinazione dare inizio allo smantellamento di un sistema iniquo, volgare, feroce… rifiutare i legami sottili, ridicoli, beffardi che producono l'assoggettamento dell'immaginario, avanzare nella direzione dei propri sogni di accoglienza, solidarietà e fraternità e respingere dappertutto l'infelicità.
Il successo economico della Cina poggia su una moltitudine di cadaveri e la vita quotidiana è sottomessa ai dogmi di un regime dell'odio che si dipinge "comunista". L'oscuro e l'indistinto, le tenebre e l'incerto, la rapacità e il terrore sono vestiti di museruole efficaci, ma chi osserva, ascolta, scrosta l'ignoranza delle convenienze non si inebria di falsità e deterge il pianto di un popolo immerso nella tirannia. Un Paese senza anima porta in sé una cultura di morte… una predisposizione alla forca… una pratica del genocidio… e la sua mancanza di nobiltà non solo non merita di essere difesa, ma va fermata e aiutata a crollare. Un Paese senza riserve d'intelligenza è un Paese fallito e destinato a cadere nel ridicolo o nelle fosse comuni. Un Paese che ha fatto dell'idiozia la gloria dell'utilitarismo e alleva greggi umane alla schiavitù non può che affogare nel cinismo, nella mediocrità dell'evidenza e nei colpi di ritorno di uomini e donne che, con tutti gli utensili utili, getteranno i persecutori della libertà, della gioia e del diritto alla vita nelle fogne della storia.
Ricordiamolo, a faccia scoperta: il fascismo, il nazismo, il comunismo hanno in comune il dispregio dell'uomo in libertà: al culmine della loro idiozia i campi di sterminio nazisti e comunisti hanno fatto più morti di tutte le guerre della storia dell'umanità che, come sappiamo, si è emancipata con il fucile e l'aspersorio. Per non dimenticare. Le vessazioni antisemite, le torture dei partigiani per mano delle camicie nere e i sessantamila morti della Resistenza sono la cartografia dell'infamia istituita/legiferata, ma anche il canto di liberazione di una generazione che si è messa al collo uno "straccetto rosso" (Pier Paolo Pasolini diceva) e ha sconfitto la barbarie. I mercati globali, la delocalizzazione, il terrorismo finanziario delle banche internazionali, il mercato delle armi, l'oligarchia dei media… sono strumenti di devastazione del genere umano e dell'ecosistema del pianeta… l'impero consumista/comunista e l'asfissiante cultura che ne consegue presuppongono l'infeudamento delle coscienze… si tratta di diffidare di ogni autorità, per principio, e passare ad un'economia dei desideri, dei piaceri, della bellezza contenuti in una società/democrazia diretta, partecipata o consiliare che porta il maggior numero alla felicità.
I crimini contro l'umanità commessi dal governo cinese, con la complicità di tutti i governi che fanno affari con questi despoti, vanno denunciati, fermati, condannati e va data ai responsabili di questa splendente schiavitù - con tutti i mezzi necessari - la sorte che meritano, quella di ratti in un immondezzaio. Ogni forma di autorità è legittima solo se ha il consenso di coloro su cui si esercita (Henry David Thoreau diceva). L'amore per la libertà non è da nessuna parte in particolare, perché è dappertutto e non c'è brutalità dello Stato che possa reggere a cinque minuti di un popolo in rivolta. Il problema non è di sostituire uno stato, una nazione o un dio con altre forme di idolatria, ma di farla finita con tutte le forme di oppressione che considerano l'uomo niente e il potere tutto. Ognuno appartiene a se stesso e non deve niente a nessuno. «La ricchezza del ricco è una creazione del povero che non gliela confisca» (Michel Onfray). Tutto vero. L'uomo in rivolta è in anticipo sui tempi della liberazione, sull'emancipazione di un'umanità del bene comune e della felicità che sorge tra uomini liberi e uguali.

Liu Xia in un fotogramma del film
II. VISITING A WOMAN UNDER HOUSE ARREST

Il film rubato su Liu Xia inizia con la finestra illuminata della casa della fotografa… è notte… è il 28 dicembre 2012, giorno di compleanno del marito incarcerato… si vede la figura nera di Liu Xia ad un angolo della finestra… il sonoro è in diretta… poche parole, gli affanni di un momento convulsivo, l'angoscia della brevità dell'incontro si riflette nei passi, nel coraggio che può essere fermato solo in maniera violenta. Un attivista dei diritti umani, Hu Wei Jingsheng - buttato nelle galere cinesi dal 2007 al 2010, come un criminale, colpevole di aver denunciato la violazione dei diritti umani della Cina nel corso delle Olimpiadi, la colonizzazione del Tibet, la situazione ambientale delle campagne, le trasfusioni infette che hanno diffuso l'Aids tra le popolazioni indigenti… Hu Wei Jin-gsheng dicevamo… irrompe nella casa di Liu Xia, si fa largo tra le guardie ed entra nell'appartamento… dopo la colluttazione con gli sbirri, Hu Wei Jingsheng incontra Liu Xia, vistosamente impaurita.
Hu Wei Jingsheng e Liu Xia salgono le scale… entrano affannosamente in una stanza, si abbracciano, si baciano teneramente, amicalmente. Liu Xia si copre la bocca con una mano e dice qualcosa all'orecchio di Hu Wei Jingsheng… piange, gli occhi guardano in alto, lo sguardo è atterrito, spaventato… si vedono appese ad una parete di legno le immagini di denuncia del regime comunista che la fotografa ha fatto in clandestinità (saranno per la prima volta esposte in Italia al Festival del cinema dei diritti umani di Napoli, il 5 dicembre 2013). Liu Xia continua a piangere, tuttavia mantiene una dignità nobiliare propria di chi sa di combattere per il giusto, il buono, il bello… i suoi messaggi in amore per il marito continua a sussurrarli all'orecchio di Hu Wei Jingsheng, la paura invade lo schermo, il film si chiude con la figura di Liu Xia che saluta dalla sua prigione. Seguono alcune immagini della fotografa: una mano che soffoca e acceca una bambola, il ritratto del marito, Liu Xiaobo, che altero tiene sulla spalla un bambolotto che grida il dissenso, una bambola chiusa in una gabbia con una candela accesa. Fine. La forza silenziosa della sua fotografia resta a testimoniare che la libertà non si concede, ce la si prende. Perché per la libertà, come per l'amore, non ci sono catene.
Liu Xiaobo in una foto-ritratto della moglie Liu Xia
Va detto. La prodigalità, la magnificenza, la magnanimità di ogni governo autoritario riportano alla società disciplinare, dove gli uomini sono subordinati alle frustate dei codici dominanti… tortura, confino, incarcerazione, castrazione chimica, fucilazione… sono gli attrezzi con i quali le oligarchie al potere (le partitocrazie) determinano il loro successo… anche le elezioni sono una farsa… le caste aggrappate agli scranni dei governi sono colluse con mafie di ogni genere e trattano i loro elettori come fossero cani da domesticare ai quali assicurare la zuppa, per non mordere. Ogni potere s'impone solo grazie al consenso di coloro sui quali viene esercitato, diceva. Basta essere decisi a non servire più e sarete liberi. Il divenire rivoluzionario degli individui è tutto qui. Non si tratta di cementare e consolidare l'edificio sociale dell'impostura, della rapina, della violenza, ma di colpirlo alla radice, farlo vacillare e metterlo in pericolo. Quando il sogno di uno diviene il sogno di tanti, diventa storia.

Piombino, dal vicolo dei gatti in amore, 26 volte febbraio 2015

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