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giovedì 28 novembre 2019

Smascherato il cartello degli untori omeofobi

di Alberto Magnetti

Poiché in questi giorni è in corso una nuova sistematica campagna diffamatoria contro la medicina omeopatica - Corriere della Sera in prima fila - e con lei contro tutte le terapie naturali e non convenzionali (cioè non fondate prioritariamente sull’utilizzo di farmacologie chimiche) chiedo al blog di Utopia rossa di ospitare questo articolo del medico omeopata torinese Alberto Magnetti. Esso mi è stato segnalato dal medico omeopata Giorgio Albani di Orvieto, di cui nel passato abbiamo pubblicato su questo stesso blog alcune schede relative alla tematica della psicopatologia politica che consiglierei di andare a rileggere di tanto in tanto.
Oltre ai lavori indicati nell’articolo, segnalo un libro recente - Omeofobia. Analisi dei documenti che affermano che l’omeopatia è solo un placebo, del medico omeopata Ciro D’Arpa (Nuova Ipsa editore, Palermo 2019). Libero ognuno di pensare ciò che vuole sull’omeopatia e le terapie naturali, e soprattutto libero ognuno di curarsi come meglio crede, considero un dovere civile, ancor prima che politico, contrastare in ogni modo possibile questa nuova campagna oscurantista, svolta non solo nell’interesse delle principali aziende farmaceutiche (come è ormai antica e consolidata tradizione), ma addirittura nell’interesse di alcune ben precise consorterie non-mediche, delle quali nell’articolo vengono forniti nomi e cognomi dei principali usufruttuari.
Grazie per la pubblicazione e grazie a chi vorrà diffondere ulteriormente questo testo a difesa della professionalità e della libertà medica.
(r.m) 


Untóre s. m. [dal lat. unctor -oris, der. di ungĕre «ungere», part. pass. unctus]. – Chi unge, ungitore. In partic. si chiamarono untori coloro che nella peste di Milano del 1630 furono sospettati di diffondere il contagio ungendo persone e cose (per es., le porte delle case, le panche delle chiese) con unguenti malefici; contro di essi si scatenò spesso l’ira popolare, e si dette anche corso a persecuzioni giudiziarie. 
Se qualcuno avesse avuto ancora dei dubbi sul meccanismo che regge tutto l’apparato bellico mediatico contro la medicina omeopatica l’imprenditore Nicola Bedin con la sua nuova campagna NO OMEOPATIA li ha completamente spazzati via.
Il suo nuovo sito, sfoggiando le frasi di vari soggetti affetti da grave omeofobia, tutti rigorosamente incompetenti del settore, ma celando qualsiasi vero riferimento scientifico a sostegno delle sue tesi (peraltro inesistenti in quanto basate su lavori scientifici ormai ampiamenti invalidati) sollecita gli ospedali italiani pubblici e privati a prendere una posizione drastica contro la medicina omeopatica mettendola al bando.
L’obiettivo di Bedin e degli altri untori a lui collegati, sembra essere appestare l’Italia con una malattia che, nonostante la sua scarsa infettività, potrebbe diffondersi nei tessuti sociali culturalmente più indifesi: l’OMEOFOBIA.
Dietro ad un’altra simile presa di posizione contro la medicina omeopatica, il cittadino incuriosito si aspetterebbe una persona di peso, di valore nel campo della scienza medica, un clinico o un ricercatore che, dopo aver dimostrato sul campo, sperimentandola, con dati alla mano, che la medicina omeopatica è una truffa, decide di tutelare il cittadino e la società da questo rischio.
Ma chi è invece in realtà Nicola Bedin? E’ un giovanotto di 42enne di Montebelluna laureato in Economia Aziendale proprietario di Cliniche e coinvolto nel 2015 in uno scandalo di malasanità per 23 milioni di rimborsi gonfiati verso la pubblica amministrazione per cui è poi stato assolto. Bedin è anche ex datore di lavoro di Burioni, in quanto era Amministratore Delegato del San Raffaele. La famiglia Rotelli, molto amica ovviamente di Bedin al punto da nominarlo amministratore del San Raffaele, di quell’Ospedale è proprietaria, assieme a molti altri, ed è anche proprietaria del 3.57% delle azioni di RCS, gruppo che controlla il Corriere della Sera, giornale che ha caldamente sostenuto e publicizzato la sua campagna diffamatoria.
Cosa c’entra, direte voi, un economista con la medicina omeopatica?
Scrive Pietro Ratto su BoscoCeduo.it Bedin è alla guida del gruppo Lifenet Healthcare, a cui ha dato vita nel 2018, che si sta via via comprando cliniche e ambulatori del Centro Nord. Naturalmente parliamo del solito imprenditore con mentalità bancaria, che si è fatto le ossa per tre anni a MedioBanca per poi finire, nel 2004, a dirigere il Gruppo ospedaliero San Donato (colosso che vanta quasi 5 milioni di pazienti l’anno, ma che evidentemente ha tutta l’intenzione di incrementare il suo portafoglio clienti), di proprietà della famiglia Rotelli (che lo gestisce tramite la Papiniano SpA), e che è il principale operatore italiano del settore privato. Ricavi annui pari a 1,6 miliardi di euro, mica noccioline. Di questo Gruppo San Donato, di cui è appena diventato presidente un riciclatissimo Angelino Alfano, esiste perfino un commuovente video, su YouTube, che si intitola “La nostra storia”. E che, con la solita voce profonda e piena di passione, racconta tutto tranne che la sua storia. Se siete forti di cuore, eccolo quihttps://www.youtube.com/watch?v=Vj3DI_fYLeYAltrimentinessun problema: affidatevi alle amorevoli cure della Lifenet Healthcare di Bedin. Che, oltre che amministratore non esecutivo di #Italgas, è stato anche amministratore delegato del San Raffaele fino al settembre 2017 e dell’Università Vita-Salute San Raffaele, oltre che membro del Consiglio del Gruppo Sanità di Assolombarda e dell’Advisory Board Life Science di Assolombarda. Assolombarda, sì. Quella presieduta da Gianfelice Rocca, ottavo uomo più ricco d’Italia, a capo dell’omonima fondazione che, con #Treelle, come più volte ho avuto occasione di spiegare condiziona pesantemente la #scuola pubblica, da almeno quindici anni. Quel Gianfelice Rocca re dell’acciaio e presidente di Techint che, non a caso, è anche proprietario del secondo colosso ospedaliero privato italiano, subito dopo quello dell’amico Bedin: Humanitas, il brand ospedaliero super santificato dall’incessante promozione dei media. A questa nuova iniziativa #NoOmeopatia (con tanto di appostio sito nella cui home vengono opportunamente citate denigratorie considerazioni degli immancabili Rita Levi Montalcini e Piero Angela), partecipano sia Gruppo San Donato sia Humanitas, naturalmente. Uniti nel commosso messaggio dello stesso Bedin. Che lo ricorda a tutti: “I malati vanno tutelati”. E c’è da credergli senz’altro, dato che lui ci campa.”
Voi mi direte: cosa perde Bedin se la medicina omeopatica viene liberamente utilizzata dal cittadino italiano?
Se i lavori cost-effectiveness dimostrano che la medicina omeopatica è efficace come la medicina convenzionale ma fa risparmiare alla comunità il 50% dei costi di farmaci, diagnostica, ricoveri e di tutto ciò che ruota intorno al mondo della malattia, direte voi, Bedin è un soggetto immerso fino al collo nei conflitti di interesse. Campa meglio se ci ammaliamo. I fatturati delle sue cliniche aumentano se i cittadini hanno bisogno delle sue cure. In un mondo di sani sarebbe costretto, con la sua laurea della Bocconi, a pulire i cristalli delle automobili ai semafori se volesse vivere delle sue cliniche.
Verosimilmente la mia analisi di qualche tempo fa sulla natura economica e non scientifica della cordata contro l’omeopatia si dimostra esatta. La conferma già mi era arrivata da Medbunker, dove il blogger omeofobo Salvo Di Grazia, leggendo il mio articolo, ebbe un travaso di bile mediatica e consumò la sua tastiera nell’insultarmi in tutti i modi sentendosi smascherato.
Nel frattempo è uscita, nell’indifferenza mediatica generale, l’ultimo rapporto Eurispes 2019 dove viene fotografata la situazione dell’Omeopatia a livello nazionale ed internazionale. Ci fa notare la dott.ssa Roberta Russo (CEO Wanda) che, tra le medicine non convenzionali, questa risulta essere la cura alternativa più diffusa. Quando si decide di non affidarsi alla medicina allopatica, dice il rapporto, ci si orienta soprattutto all’omeopatia, nel 76,1% dei casi, in seguito, alla fitoterapia (58,7%), all’osteopatia (44,8%), all’agopuntura (29,6%) e, infine, alla chiropratica (20,4%). Un pediatra su tre usa anche l’omeopatia. Secondo un’indagine del 2016 della Federazione italiana medici pediatri (Fimp), su 1.252, il 70,6% (885) non utilizza l’omeopatia nella pratica quotidiana, mentre 367 (29,4%) la prescrive. Circa il 90% di questi associa farmaci omeopatici ed allopatici. Oggi, i rimedi omeopatici sono classificati dalla vigente normativa, sia comunitaria sia nazionale, come farmaci. 
Inoltre, ci ricorda il dott. Francesco Marino, l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha prodotto di recente un documento proprio sulle Medicine Tradizionali e Complementari(https://www.who.int/traditional-complementary-integrative-medicine/WhoGlobalReportOnTraditionalAndComplementaryMedicine2019.pdf?ua=1) di cui l’Omeopatia è parte integrante: infatti nel documento viene citata 113 volte. Particolarmente interessante ed incoraggiante è la prefazione del Direttore Generale OMS, secondo cui “le MC sono una risorsa preziosa ed indispensabile per i SSN di ogni Paese”
 Con questo panorama di crescita e riconoscimento ufficiale, la guerra contro la medicina omeopatica si profila sempre più nettamente come un confronto tra due mondi. Da una parte i cittadini che non vogliono più essere trattati come stupidi polli d’allevamento a cui si tenta di dar da bere qualsiasi idea farlocca inventata ad arte, dall’altra chi specula sulla salute pur di aumentare i dividendi delle proprie aziende senza alcuna etica o morale. La posizione sempre meno democratica e sempre più aggressiva di questa campagna che tenta di far passare il pensiero unico in medicina per permettere a pochi di arricchirsi sulla pelle dei più è ormai chiara. Direi che chi osa ancora parlare di complottismo, dopo questo passo del sig. Bedin, è in chiara cattiva fede.
Dieci milioni di persone pensanti e dotate di senso critico che si curano con la medicina omeopatica in Italia, insieme a migliaia di medici saranno lo scoglio contro cui questi untori si infrangeranno.
La dott.ssa Maria Grazia Minoia ci ricorda le parole di Arthur Schopenhauer:
Tutte le verità passano attraverso tre stadi.
primo: vengono ridicolizzate
secondo: vengono violentemente contestate
terzo: vengono accettate dandole come evidenti.

da Appuntamento con l'omeopatia www.omeoblog.it, 285/11/2019

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