di Antonio Marchi
Cari compagni e compagne,
ovunque voi siate, ho bisogno del vostro aiuto.
Non ne posso più.
È diventato un tormentone quotidiano ascoltare notizie sugli sbarchi che nonostante i decreti sicurezza avvengono e altri che invece vengono impediti. Navi in balìa dei flutti marini. Uomini, donne e bambini prigionieri della loro vana speranza di vita. Accanimento da una parte e insensatezza dall'altra di non riconoscere che tutti noi siamo in balìa di miserabili e criminali gestori di un immondo commercio degli schiavi.
Tutto il chiacchericcio si concentra sui bisogni dei disperati sulle navi che aspettano di essere sbarcati e nessuno parla di come sono stati imbarcati, chi li ha spinti, chi li ha depredati, chi ha fatto prostituire le loro donne, chi li ha derubati.
E nessuno parla della loro gestione una volta che sono sbarcati.
Nessuna politica è stata messa a punto per dare un barlume di dignità che non rappresenti solo la condizione miserevole di un’elemosina, per poi mandarli tutti a zonzo per le strade e le piazze.
Ultimamente mi trovo isolato ovunque ne parli. Non sono ancora riuscito a trovare le parole giuste per incrinare questa stupida posizione di chi reclama che tutti hanno diritto di sbarcare, fregandosene di ciò che accade nei lager dei trafficanti prima dell’imbarco o del loro destino dopo lo sbarco. Possibile che non ci si renda conto che così facendo si tiene il sacco della criminalità organizzata che sfrutta e si arricchisce sui cadaveri di migliaia di persone, dopo averle depredate di ogni mezzo nei terribili lager degli imbarchi?.
Possibile che non si trovi un linguaggio comune per fermare questa nuova vergognosa e massiccia tratta di esseri umani?
Adelante
Antonio
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