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giovedì 18 luglio 2019

PARTIGIANI DELLA TERRA

(Camminando verso L’Aquila)

di Antonio Marchi

Mentre alcuni vanno al bar, mentre altri fumano e si raccontano barzellette, mentre quelli vanno al mare un fine settimana e questi a caccia e altri a pescare, o al cinema, al night club, o a messa la mattina di domenica, mentre alcuni sono innamorati e altri innamorati di se stessi, mentre il fiume, mentre il mare, mentre gli astri, mentre le automobili e i ciclisti… noi camminiamo, camminiamo senza far niente. Camminiamo come gli uccelli che costruiscono i loro nidi, i castori le loro dighe, le formiche i loro buchi… noi posiamo i piedi sulla terra. Uno dopo l'altro. Lasciamo tracce. Costruiamo relazioni per abbattere muri e incomprensioni e ridare fiducia e speranza a chi l'ha persa... 
Dentro un fuoco di desideri più intimi Noi diamo dignità alla vita, alla vita che manca.
Come sempre il terremoto, come qualsiasi evento tragico, ci sorprende anche se l'attendiamo. Sempre ci sorprende il dolore, la tragedia e la devastazione cioè la morte. 
Camminiamo tra le macerie e tra i sopravvissuti nei loro pensieri, tristi. Piegati sulle ginocchia da tanta desolazione in un silenzio spettrale, l'angosciosa domanda ci perseguita e il dubbio si fa carne togliendoci a volte la forza di camminare. Lacrime di sudore e di stupore, niente è perduto ma tutto è scaduto. Camminiamo nell'estasi dell'alba e del tramonto, dentro l'immane bellezza dei monti e delle valli. 
Più avanti cerchi, colori rotondi, sempre più intensi, il rosso, il giallo, il verde… il rosso col giallo, il verde col rosso e mille papaveri rosso sangue a danzare nel vento come piccoli fuochi accesi. Sono quadri, colori quadrat., scene, scintille, letarghi.
Ci fa compagnia il vento, gli uccelli e la musica del menestrello Francesco per le emozioni più care e intime … e Gabriele, come il primo uomo e come l'ultimo, divide tutto come il suo frutto e Valentina raccoglie, racconta: «ringraziare desidero per il bene dell'amicizia… per l'amore che rende impavidi… per la gran potenza d'antico amor…»
L'allontanarsi di una stella nella notte vuol mostrare a un tempo la bellezza e il potere salvifico e distruttore dell'amore. Bianche colombe l'attraversano, buia, stellata. Il nero danzava nell'ombra, il rosso nel sangue. Ero geloso di voi e nello stesso momento ero parte di voi. Di giorno in giorno potevo piangere e sorridere, passarvi accanto, guardarvi negli occhi… occhi acquosi, misteriosi, belli e lucenti, occhi che rapiscono, orgogliosi di dolce essenza d' armonie ironico-erotiche.
Camminiamo. L'Aquila si avvicina. L'Aquila liberata… dalle zone rosse, dalle gru, dagli anni tragici dei porci profitti, degli inganni assassini… L'Aquila scalda i cuori, è festa di piazza, è liberazione...
Balliamo al ritmo degli sbandieratori. Urliamo i nostri Mai più! mai più! ininterrottamente fino a perdere la voce. Ho in testa Pescara del Tronto, Accumoli, S. Lorenzo, Amatrice… ho in testa la guerra, le guerre nel mondo.
Il terremoto è la nostra guerra con le sue sofferenze e distruzioni, le sue morti. E ballo alle «Case Matte», come non mai, come una trottala, come un airone, come un gorgo, come le eliche di un areoplano, come le pale di un mulino che macinano la farina della fame. Girando come gira la sfera della terra, col suo cuore, col suo sangue. Ballo e penso al terremoto come a un giudice occulto che compare all'improvviso e ci presenta il conto dell'infinito male fatto all'uomo che si è voluto redimere, agli animali che ci hanno nutriti, alle foreste e alle acque potabili, al mare dove i cetacei crepano orribilmente per la plastica che ingoiano, al cielo insozzato dai rottami... È bene e giusto quello che facciamo individualmente, perchè gli Stati non sono che divinità maligne e false, ma qualsiasi pia intenzione non potrà che fare i conti con il clima della terra. Ho la terribile sensazione che non si fidi di noi che ipocritamente proclamiamo di volerla salvare. Però ci proviamo. La voglia di cambiare ci accompagnerà come le gambe, il cuore e tanta poesia.
Antonio .
16 luglio 2019

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