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mercoledì 26 aprile 2017

INTERVISTA A PINO BERTELLI SUL PENSIERO FILOSOFICO-POLITICO DELL'INTERNAZIONALE SITUAZIONISTA, di Vanna Bertoncelli

Guy Debord, 1954
V.B. Come, perché e a chi deve il suo interesse per il neo-Situazionismo?

P.B. «È stato nel '68 che ho conosciuto le opere dell'Internazionale Situazionista, un gruppo di artisti e filosofi che hanno occupato l'università di Nanterre e della Sorbona e dato inizio alla rivoluzione della gioia… il '68, appunto… i loro testi erano in francese e abbiamo contribuito a tradurli e diffonderli.
Ho conosciuto uno dei fondatori dell'Internazionale Situazionista… Guy Debord, nel 1977… nei giorni in cui fu espulso dall'Italia perché "persona indesiderata"… Debord è considerato uno dei più grandi filosofi del '900… ha scritto La società dello spettacolo, uno dei libri più rubati del '68. Vorrei ricordare che nel '68 anche i vini e le marmellate vennero più buoni!».

V.B. Se potessimo definirlo come una corrente di pensiero, quale sarebbe la sua specificità?

P.B. «La filosofia sovversiva non sospetta dei situazionisti… hanno disvelato le menzogne della politica istituzionale, dell'arte mercantile e della servitù della stampa a ogni potere… lavoravano per una società più giusta e più umana. I situazionisti sostenevano che trovare un rivoluzionario autentico è difficile quanto scovare un uomo onesto in parlamento».

V.B. Quali sono le finalità di questo pensiero?

P.B. «Le finalità del pensiero situazionista sono di assaltare il cielo del conformismo e restituire dignità agli ultimi, agli esclusi, agli oppressi, e per realizzare questo tutti i mezzi sono buoni. I situazionisti passavano dalla critica radicale dell'arte all'arte radicale di ogni politica e la notte giravano intorno al fuoco della ragione, pensavano che con la caduta degli idoli sarebbero crollati anche i pregiudizi… mi pare un buon debutto».

V.B. Chi sono i maggiori esponenti, e chi i destinatari?

P.B. «I cattivi maestri dell'Internazionale Situazionista, alcuni dei quali ho ben conosciuto e frequentato, sono Debord, Vaneigem, Jorn, Sanguinetti… tanto per fare qualche nome. I destinatari del loro pensiero sovversivo sono tutti quelli che dicono a ogni forma di potere: la mia parola è NO!».

V.B. In quali zone della nostra Penisola il neo-Situazionismo è presente? E all'estero come stanno le cose?

P.B. «Il pensiero ereticale dell'Internazionale Situazionista è disperso ovunque ci siano uomini e donne che pensano con la propria testa… e lavorano principalmente alla destituzione dell'ipocrisia istituzionale. I situazionisti dicevano che tutti quelli che erano belli e intelligenti potevano entrare nell'Internazionale Situazionista… e dare inizio allo smantellamento del pensiero dominante. Va detto: l'IS si è autosciolta nel 1972, ma la seminagione libertaria di critica radicale della società mercantile dell'IS non è mai morta».

V.B. Con quali modalità viene comunicato e diffuso questo pensiero? E con quali finanziamenti?

P.B. «Modalità? Finanziamenti, MI CHIEDI? I situazionisti non hanno codici né regole da rispettare… ogni cosa va bene quando si tratta di abolire i partiti politici e fondare una società di liberi e uguali… il diritto della forza va combattuto con la forza del diritto. Grazie, e che sia lode ora a uomini di fama».


Vanna Bertoncelli è giornalista del quotidiano toscano il Tirreno, redazione di Grosseto.
L'intervista è stata fatta/scritta al telefono il 21 aprile 2017, in seguito alla presentazione - lo scorso 5 aprile - del libro di Pino Bertelli La fotografia ribelle presso lo spazio espositivo Clarisse Arte di Grosseto.

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