Cari amici e amiche del Meet-up bolsenese, caro
Sandrone,
abbiamo
atteso sino alla fine che il gruppo bolsenese si riunisse, prima di comunicare
le nostre dimissioni dal gruppo stesso e dal Movimento 5 Stelle. Non volevamo
mettere nessuno/a di voi davanti al fatto compiuto e ci sembrava giusto avere
un confronto verbale, prima di formalizzare per iscritto la nostra decisione.
Ma arrivati ormai a un mese dalle elezioni, a
fronte dell'ennesimo rinvio dell'incontro (che, quando sarà, sarà il primo
postelettorale!), ci vediamo costretti a rompere gli indugi. Procediamo quindi
per iscritto, senza aver avuto la possibilità di esporvi serenamente - a parole
e con dovizia di argomenti - le ragioni per le quali due rivoluzionari
internazionalisti come noi (uno, rivoluzionario internazionalista dal 1966,
cioè da 48 anni, e una, rivoluzionaria internazionalista dal 1969, cioè da 45
anni) non possono restare un minuto di più dentro il M5S, sia pure su basi
semplicemente locali.
In realtà la nostra decisione di dimetterci è sorta
appena Grillo ha proposto l'ingresso nell'EFD di Nigel Farage (Europe of Freedom and Democracy),
raggruppamento nazionalista, antieuropeo, filoimperialistico britannico,
conservatore per genesi, storia e programmi. (Sull’Ukip non ci dilunghiamo
perché speriamo che abbiate letto l'analisi proposta da Roberto nello scambio
di lettere con Michele Nobile. Chi non l'ha letta può richiederla a noi o a
Sandrone.)
Fernando Botero, Ratto d'Europa |
Il solo fatto che Grillo potesse pensare possibile
una simile scelta ci ha fatto rabbrividire. Sì, rabbrividire perché, a
differenza di ciò che pensa tutta la gruppettologia erede della ex estrema
sinistra, noi attribuivamo al Movimento una funzione progressista (in Italia),
un ruolo coerentemente e istintivamente antisistema e comunque storicamente
superiore in radicalità a quanto sia mai stato fatto da tutti i gruppi della ex
estrema sinistra nel Parlamento italiano (da Lotta continua a Rifondazione,
passando per Avanguardia Operaia o Democrazia proletaria o i Verdi). Ovviamente
questa funzione progressista del M5S verrà ora severamente limitata dalla sua
collocazione in campo reazionario a livello europeo, sicuramente segna l’inizio
di una sua crisi qualitativa e, in più lontana prospettiva, una sua scomparsa
quantitativa.
Per assolvere a compiti realmente reazionari,
infatti, il sistema capitalistico dispone già di suoi strumenti consolidati e
difficilmente acconsentirà a sponsorizzarne di nuovi. E al momento il
principale strumento della reazione in Italia è certamente il PD diretto da
Renzi e composto dalla nuova e vecchia nomenklatura di origine pciista. A
livello europeo, invece, il fronte delle varie borghesie nazionali è diviso
trasversalmente come minimo tra europeisti e antieuropeisti, passando per i cosiddetti
«euroscettici».
Avevamo però deciso di attendere l'esito della
consultazione in rete, così, per puro scrupolo di coscienza, anche se ne
avevamo chiaro il probabile risultato viste le tecniche di manipolazione del
consenso con cui quella consultazione è stata organizzata: valanghe di articoli
nel blog di Grillo che facevano vedere solo gli aspetti positivi dell'Ukip e
rari articoli sui Verdi solo di senso negativo, niente su Tsipras e sulle
caratteristiche eterogenee di questo gruppo a livello europeo (caratteristiche
che noi non condividiamo, ma che non ci sogneremmo mai di mettere sullo stesso
piano della destra nazionalpopulista, nazionalista e antiemigrati che si
raggruppa intorno all'Ukip - idem dicasi per i Verdi europei). [Usiamo il termine
«nazionalpopulista» secondo la ben documentata definizione datane da uno dei
padri nobili della sociologia italiana: Alberto Martinelli, in Mal di
nazione, Univ. Bocconi, Milano 2013 - agile libretto che consigliamo di
leggere soprattutto nella parte in cui analizza il M5S e l'Ukip, almeno un anno
prima che i due si alleassero.]
Il modo in cui quella consultazione è stata
organizzata è inaccettabile sotto il profilo della democrazia di base. Poco
tempo per riflettere, campagna falsata delle informazioni a senso unico, demonizzazione
dell’unica voce brillante e realmente indipendente nel giornalismo italiano
(Marco Travaglio del Fatto quotidiano),
mancanza di alternative ragionevoli (Verdi, Tsipras o una nuova proposta). Un
impegno manipolatorio che ci ha dimostrato quanto Grillo e Casaleggio siano
diventati veramente dei nazionalisti antieuropeisti e quanto, pur di entrare
nell'EFD, fossero pronti a violare le regole del gioco - stiamo parlando di
regole da loro stessi scritte e applicate in passato (si pensi alla serietà con
cui è stata condotta la consultazione sul sistema elettorale, grazie però alla
bravura di un non-iscritto al M5S come Aldo Giannuli).
Sul terreno del metodo, due rivoluzionari come noi
sarebbero molto più disposti ad accettare un discorso antidemocratico, ma
onesto del genere: «Io sono Grillo, qui comando io e vi chiedo di darmi
fiducia: si va tutti con la destra antieuropeista e se fra due anni ci
pentiamo si esce. Lasciatemi manovrare in pace...». Noi non lo avremmo seguìto,
ma ne avremmo ammirato almeno l’onestà. La manipolazione del consenso, invece,
per vincere la consultazione ad ogni costo, è per noi inaccettabile. Ma lo è
stata anche per quella stragrande maggioranza di grillini iscritti che questa
volta non ha votato, per tutti quelli che hanno già protestato sul sito o che
stanno uscendo dal Movimento, per non parlare dei 5 milioni e passa di elettori
che in questa storia non sono stati coinvolti.
Eppure, supponendo che quei 5 milioni e passa di
elettori fossero persone minimamente consapevoli di ciò che stavano facendo nel
votare M5S alle Europee, dovremmo dare per scontato che essi conoscessero i 7
punti di Grillo (si trattava in fondo di una paginetta, che avrebbe potuto
leggere e memorizzare chiunque).
Ebbene, i Punti 3 e 6 e un po' il 5 (Eurobond,
finanziamenti all'agricoltura e investimenti in innovazione) erano misure di
carattere chiaramente positivo proponibili solo da parte di chi intenda far
parte dell'Unione europea e trasformarla dall'interno. Mentre i Punti 2 e 7
(abolizione del fiscal compact e del pareggio di bilancio), rivolti ad abolire
caratteristiche negative della Ue potevano e possono essere condivisi anche da
chi dalla Ue vuole uscire per tornare a una presunta piena sovranità nazionale,
alla vecchia moneta, all'apparato statale nazionale (marcio e corrotto nel caso
dell’Italia e non solo), all'amore per la Patria e per i suoi confini.
Tutto ciò in accordo a idee maturate in Europa
nell'Ottocento, assurte a livelli esasperati nel Novecento col fascismo italiano,
il nazismo tedesco, il franchismo spagnolo, il petanismo francese, l'horthismo
ungherese, il mosleismo britannico (col quale l'Ukip presenta alcune
sostanziose affinità pur non essendo definibile come «fascista»), il
codreanismo rumeno ecc., oltre allo spietato sciovinismo granderusso che fu
incarnato dallo stalinismo (per restare in Europa e non toccare il Giappone, la
Cina di Mao ecc.). Oggi quelle idee (in contesti diversi e con linguaggi
formalmente diversi, ma identici nella sostanza) sono difese solo da gruppi
nazionalpopulisti (come i gruppi euroscettici alleatisi con l'Ukip) oppure
dalla destra ex fascista e xenofoba, raccolta per ora attorno alla famiglia Le
Pen.
Il Punto 3, in particolare - adozione degli Eurobond -
era un'ottima proposta che dimostrava da parte di Grillo una forte volontà di
impegno nell'Europa unita ed è certamente incompatibile con l'uscita dalla Ue e
dall'Euro.
Il Punto 1 (referendum sull'euro) abbiamo sempre
spiegato che è giuridicamente improponibile, tecnicamente impraticabile e (se
per assurdo si tornasse veramente alla lira) economicamente disastroso. Per
fortuna questo ritorno indietro alla lira (dimostratosi già impraticabile per
la Grecia con la dracma) è assolutamente impossibile per l'Italia e per questo
non vale nemmeno la pena di stare a polemizzare con i fautori del ritorno alla
lira.
C'era poi il Punto 4 (Alleanza tra i Paesi
mediterranei per una politica comune), forse per noi il Punto più bello, idealmente
propositivo, ma incompatibile con le politiche antiimmigrati (un po' razziste e
un po' xenofobe) che stanno al primo posto nella ragion d’essere del
nazionalismo imperialista britannico dell’Ukip. Vi immaginate dei deputati
grillini che vanno in Nordafrica, in Libano o in Turchia, a parlare di
fratellanza mediterranea, a braccetto con xenofobi inglesi, finlandesi,
lituani, cecoslovacchi, una francese lepenista e… purtroppo… ormai anche
italiani. Farebbero la fine dei primi fraticelli francescani quando approdarono
nel Maghreb, spinti dalla fede ma da scarsa conoscenza della situazione ivi
esistente.
Il nostro non è solo un atteggiamento critico e di
reazione negativa a questa deriva del M5S che lo rende oggi irriconoscibile e
incompatibile con 4 dei 7 Punti di Grillo, a solo un mese dalle elezioni. Può servire
a voi, e a chi leggerà in seguito queste nostre parole, sapere che il 9
dicembre 2013, dopo la pubblicazione dei 7 punti, Roberto scrisse una lettera a
Grillo, fraterna e propositiva, accennando ad alcune critiche nei termini
seguenti:
«Caro Beppe Grillo, i 7 punti da te proposti per le
Europee possono piacere o non piacere, ma purtroppo sono tutti di carattere
esclusivamente economico. E ciò mi sembra molto riduttivo per la natura del
Movimento 5 Stelle - del quale faccio parte (Meetup bolsenese e della Tuscia) -
che è un movimento soprattutto di giovani, creativo, entusiasta e proiettato
verso il futuro. Non che l'economia non conti e non ci debba essere, ma in
questo modo si immiserisce la campagna per le Europee, che invece potrebbe
essere un'occasione per una grande mobilitazione su temi di civiltà, cultura,
solidarietà, inclusività ecc. Io penso che tu sia ancora in tempo ad ampliare
la tematica ed io ho delle idee su come si potrebbe fare (senza necessariamente
aumentare i 7 punti). Sono quindi a disposizione per dare una mano sulla base
delle competenze acquisite…».
Grillo non rispose (il che certamente non è stato
carino da parte sua), e così perse un'occasione di ascoltare una campana
diversa dal solito e magari anche d’imparare qualcosa. Al posto suo questo
errore noi non l’avremmo fatto e forse avremmo colto l'occasione per aprire al
movimento altri scenari e chissà, magari guadagnare anche dei voti.
Il 2 marzo 2014 Roberto scrisse in quanto Massari
editore alla senatrice Paola Taverna proponendo la pubblicazione di un libro su
alcuni dei 7 Punti che erano stati sviluppati in forma molto matura e
documentata nel Convegno M5S di Roma sull'Europa (era un’altra occasione,
quindi, di discutere i temi di cui sopra sensibilizzando una parte della nuova
nomenklatura grillina), ma anche la senatrice ritenne di non rispondere. Aveva
fatto da tramite Fabio Massimo Castaldo, divenuto nel frattempo deputato europeo:
chissà se se ne ricorda ancora…
Per inciso, i frutti teorici di quel convegno -
veramente ottimo per qualità e per maturità soprattutto da parte dei relatori
che confermarono la necessità di un impegno radicale e antisistemico all'interno
della Ue - sono stati ora totalmente vanificati dall'entrata nell'EFD. La
pubblicazione del libretto da noi proposto avrebbe potuto forse contribuire ad
arginare la deriva nazionalista del M5S?
Dopo aver deciso di candidarsi (in accordo a 6 dei
7 Punti proposti da Grillo, e col
patrimonio di idee ed esperienze che avrebbe potuto riversare nella campagna
per le Europee), Roberto scrisse nuovamente a Casaleggio (13 marzo, con
l'intermediazione di Aldo Giannuli) e a Grillo (22 marzo), ponendo il problema
tecnico della sua tardiva iscrizione al M5S (a causa di un problema
informatico) e proponendo ancora e sempre d’incontrarsi e scambiare delle idee.
Silenzio assoluto (come già era accaduto con le 3 lettere scritte a Grillo da
Roberto nel lontano 2007, prima ancora del primo Vaffa-day).
Sapete ormai che Roberto non si poté candidare per
ragioni tecniche, che i candidati per le Europee furono scelti in fretta e
furia, all'ultimo momento e senza dare la possibilità di discutere (ma in
realtà nemmeno conoscere…) le loro idee politiche sull'Europa (dentro, fuori o
a cavallo?). E non parliamo delle loro idee più generali, cioè come la pensino
sul capitalismo, sull'imperialismo, sull'immigrazione, sulla libertà di
coscienza, sul fine che giustifica i mezzi…
In quelle condizioni non potevamo che astenerci
alle Europee. E così facemmo, ma discretamente (cioè senza dichiarazioni
pubbliche sul blog di Utopia rossa) perché non volevamo danneggiare la campagna
elettorale di Grillo. Se la stava talmente danneggiando già da solo che non era
il caso di infierire…
Potremmo proseguire parlando dello scarso senso
autocritico dimostrato da Grillo dopo le elezioni, della miopia politica che lo
caratterizza in questa fase di apertura a Renzi, che sarà seguita probabilmente
da una fase di rigetto e poi di riapertura ecc., seguendo uno schema
schizofrenico che ben si addice a una politica personalistica ridotta a
spettacolo permanente, ma che non può aprire nessuna strada al progresso e allo
sviluppo sociale e culturale della gente.
Usciamo quindi formalmente dal M5S dopo un breve
soggiorno che ci è stato preziosissimo per capire la novità del fenomeno e le
esigenze che animano milioni di italiani a votare una sigla antisistema. Siamo
contenti di aver compiuto questa esperienza e tornando indietro la ripeteremmo.
Non abbiamo nulla contro il gruppo bolsenese (che del resto sull'Europa non ha
mai avuto neanche uno straccio di discussione tutto preso dalla campagna per le
Comunali). E speriamo che questa nostra esperienza (includendovi gli aspetti
negativi – vale a dire i tentativi di dialogo compiuti inutilmente con Grillo,
Casaleggio, Taverna ecc.) possano servire ad altri e altre, soprattutto giovani
che intendono battersi contro il sistema all'interno del Movimento 5 Stelle.
A loro va la nostra umana solidarietà visto che,
pur volendo distruggere questo infame sistema di potere e oppressione, si
trovano invece collocati, a livello internazionale, dalla parte della reazione,
dell'imperialismo, del peggior nazionalismo. Ma prima o poi il bubbone dovrà
esplodere e altre possibilità si apriranno a chi intende portare sino in fondo
il discorso della rivoluzione (individuale e sociale).
Antonella
[Marazzi] e Roberto [Massari]
(22
giugno 2014)
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