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lunedì 23 giugno 2014

LA DERIVA NAZIONALISTA DEL MOVIMENTO DI GRILLO, di Antonella Marazzi e Roberto Massari

Cari amici e amiche del Meet-up bolsenese, caro Sandrone,

abbiamo atteso sino alla fine che il gruppo bolsenese si riunisse, prima di comunicare le nostre dimissioni dal gruppo stesso e dal Movimento 5 Stelle. Non volevamo mettere nessuno/a di voi davanti al fatto compiuto e ci sembrava giusto avere un confronto verbale, prima di formalizzare per iscritto la nostra decisione.
Ma arrivati ormai a un mese dalle elezioni, a fronte dell'ennesimo rinvio dell'incontro (che, quando sarà, sarà il primo postelettorale!), ci vediamo costretti a rompere gli indugi. Procediamo quindi per iscritto, senza aver avuto la possibilità di esporvi serenamente - a parole e con dovizia di argomenti - le ragioni per le quali due rivoluzionari internazionalisti come noi (uno, rivoluzionario internazionalista dal 1966, cioè da 48 anni, e una, rivoluzionaria internazionalista dal 1969, cioè da 45 anni) non possono restare un minuto di più dentro il M5S, sia pure su basi semplicemente locali.
In realtà la nostra decisione di dimetterci è sorta appena Grillo ha proposto l'ingresso nell'EFD di Nigel Farage (Europe of Freedom and Democracy), raggruppamento nazionalista, antieuropeo, filoimperialistico britannico, conservatore per genesi, storia e programmi. (Sull’Ukip non ci dilunghiamo perché speriamo che abbiate letto l'analisi proposta da Roberto nello scambio di lettere con Michele Nobile. Chi non l'ha letta può richiederla a noi o a Sandrone.)

Fernando Botero, Ratto d'Europa
Il solo fatto che Grillo potesse pensare possibile una simile scelta ci ha fatto rabbrividire. Sì, rabbrividire perché, a differenza di ciò che pensa tutta la gruppettologia erede della ex estrema sinistra, noi attribuivamo al Movimento una funzione progressista (in Italia), un ruolo coerentemente e istintivamente antisistema e comunque storicamente superiore in radicalità a quanto sia mai stato fatto da tutti i gruppi della ex estrema sinistra nel Parlamento italiano (da Lotta continua a Rifondazione, passando per Avanguardia Operaia o Democrazia proletaria o i Verdi). Ovviamente questa funzione progressista del M5S verrà ora severamente limitata dalla sua collocazione in campo reazionario a livello europeo, sicuramente segna l’inizio di una sua crisi qualitativa e, in più lontana prospettiva, una sua scomparsa quantitativa.
Per assolvere a compiti realmente reazionari, infatti, il sistema capitalistico dispone già di suoi strumenti consolidati e difficilmente acconsentirà a sponsorizzarne di nuovi. E al momento il principale strumento della reazione in Italia è certamente il PD diretto da Renzi e composto dalla nuova e vecchia nomenklatura di origine pciista. A livello europeo, invece, il fronte delle varie borghesie nazionali è diviso trasversalmente come minimo tra europeisti e antieuropeisti, passando per i cosiddetti «euroscettici».

Avevamo però deciso di attendere l'esito della consultazione in rete, così, per puro scrupolo di coscienza, anche se ne avevamo chiaro il probabile risultato viste le tecniche di manipolazione del consenso con cui quella consultazione è stata organizzata: valanghe di articoli nel blog di Grillo che facevano vedere solo gli aspetti positivi dell'Ukip e rari articoli sui Verdi solo di senso negativo, niente su Tsipras e sulle caratteristiche eterogenee di questo gruppo a livello europeo (caratteristiche che noi non condividiamo, ma che non ci sogneremmo mai di mettere sullo stesso piano della destra nazionalpopulista, nazionalista e antiemigrati che si raggruppa intorno all'Ukip - idem dicasi per i Verdi europei). [Usiamo il termine «nazionalpopulista» secondo la ben documentata definizione datane da uno dei padri nobili della sociologia italiana: Alberto Martinelli, in Mal di nazione, Univ. Bocconi, Milano 2013 - agile libretto che consigliamo di leggere soprattutto nella parte in cui analizza il M5S e l'Ukip, almeno un anno prima che i due si alleassero.]
Il modo in cui quella consultazione è stata organizzata è inaccettabile sotto il profilo della democrazia di base. Poco tempo per riflettere, campagna falsata delle informazioni a senso unico, demonizzazione dell’unica voce brillante e realmente indipendente nel giornalismo italiano (Marco Travaglio del Fatto quotidiano), mancanza di alternative ragionevoli (Verdi, Tsipras o una nuova proposta). Un impegno manipolatorio che ci ha dimostrato quanto Grillo e Casaleggio siano diventati veramente dei nazionalisti antieuropeisti e quanto, pur di entrare nell'EFD, fossero pronti a violare le regole del gioco - stiamo parlando di regole da loro stessi scritte e applicate in passato (si pensi alla serietà con cui è stata condotta la consultazione sul sistema elettorale, grazie però alla bravura di un non-iscritto al M5S come Aldo Giannuli).
Sul terreno del metodo, due rivoluzionari come noi sarebbero molto più disposti ad accettare un discorso antidemocratico, ma onesto del genere: «Io sono Grillo, qui comando io e vi chiedo di darmi fiducia: si va tutti con la destra antieuropeista  e se fra due anni ci pentiamo si esce. Lasciatemi manovrare in pace...». Noi non lo avremmo seguìto, ma ne avremmo ammirato almeno l’onestà. La manipolazione del consenso, invece, per vincere la consultazione ad ogni costo, è per noi inaccettabile. Ma lo è stata anche per quella stragrande maggioranza di grillini iscritti che questa volta non ha votato, per tutti quelli che hanno già protestato sul sito o che stanno uscendo dal Movimento, per non parlare dei 5 milioni e passa di elettori che in questa storia non sono stati coinvolti.
Eppure, supponendo che quei 5 milioni e passa di elettori fossero persone minimamente consapevoli di ciò che stavano facendo nel votare M5S alle Europee, dovremmo dare per scontato che essi conoscessero i 7 punti di Grillo (si trattava in fondo di una paginetta, che avrebbe potuto leggere e memorizzare chiunque).
Ebbene, i Punti 3 e 6 e un po' il 5 (Eurobond, finanziamenti all'agricoltura e investimenti in innovazione) erano misure di carattere chiaramente positivo proponibili solo da parte di chi intenda far parte dell'Unione europea e trasformarla dall'interno. Mentre i Punti 2 e 7 (abolizione del fiscal compact e del pareggio di bilancio), rivolti ad abolire caratteristiche negative della Ue potevano e possono essere condivisi anche da chi dalla Ue vuole uscire per tornare a una presunta piena sovranità nazionale, alla vecchia moneta, all'apparato statale nazionale (marcio e corrotto nel caso dell’Italia e non solo), all'amore per la Patria e per i suoi confini.
Tutto ciò in accordo a idee maturate in Europa nell'Ottocento, assurte a livelli esasperati nel Novecento col fascismo italiano, il nazismo tedesco, il franchismo spagnolo, il petanismo francese, l'horthismo ungherese, il mosleismo britannico (col quale l'Ukip presenta alcune sostanziose affinità pur non essendo definibile come «fascista»), il codreanismo rumeno ecc., oltre allo spietato sciovinismo granderusso che fu incarnato dallo stalinismo (per restare in Europa e non toccare il Giappone, la Cina di Mao ecc.). Oggi quelle idee (in contesti diversi e con linguaggi formalmente diversi, ma identici nella sostanza) sono difese solo da gruppi nazionalpopulisti (come i gruppi euroscettici alleatisi con l'Ukip) oppure dalla destra ex fascista e xenofoba, raccolta per ora attorno alla famiglia Le Pen.
Il Punto 3, in particolare - adozione degli Eurobond - era un'ottima proposta che dimostrava da parte di Grillo una forte volontà di impegno nell'Europa unita ed è certamente incompatibile con l'uscita dalla Ue e dall'Euro.
Il Punto 1 (referendum sull'euro) abbiamo sempre spiegato che è giuridicamente improponibile, tecnicamente impraticabile e (se per assurdo si tornasse veramente alla lira) economicamente disastroso. Per fortuna questo ritorno indietro alla lira (dimostratosi già impraticabile per la Grecia con la dracma) è assolutamente impossibile per l'Italia e per questo non vale nemmeno la pena di stare a polemizzare con i fautori del ritorno alla lira.
C'era poi il Punto 4 (Alleanza tra i Paesi mediterranei per una politica comune), forse per noi il Punto più bello, idealmente propositivo, ma incompatibile con le politiche antiimmigrati (un po' razziste e un po' xenofobe) che stanno al primo posto nella ragion d’essere del nazionalismo imperialista britannico dell’Ukip. Vi immaginate dei deputati grillini che vanno in Nordafrica, in Libano o in  Turchia, a parlare di fratellanza mediterranea, a braccetto con xenofobi inglesi, finlandesi, lituani, cecoslovacchi, una francese lepenista e… purtroppo… ormai anche italiani. Farebbero la fine dei primi fraticelli francescani quando approdarono nel Maghreb, spinti dalla fede ma da scarsa conoscenza della situazione ivi esistente. 
Il nostro non è solo un atteggiamento critico e di reazione negativa a questa deriva del M5S che lo rende oggi irriconoscibile e incompatibile con 4 dei 7 Punti di Grillo, a solo un mese dalle elezioni. Può servire a voi, e a chi leggerà in seguito queste nostre parole, sapere che il 9 dicembre 2013, dopo la pubblicazione dei 7 punti, Roberto scrisse una lettera a Grillo, fraterna e propositiva, accennando ad alcune critiche nei termini seguenti:
«Caro Beppe Grillo, i 7 punti da te proposti per le Europee possono piacere o non piacere, ma purtroppo sono tutti di carattere esclusivamente economico. E ciò mi sembra molto riduttivo per la natura del Movimento 5 Stelle - del quale faccio parte (Meetup bolsenese e della Tuscia) - che è un movimento soprattutto di giovani, creativo, entusiasta e proiettato verso il futuro. Non che l'economia non conti e non ci debba essere, ma in questo modo si immiserisce la campagna per le Europee, che invece potrebbe essere un'occasione per una grande mobilitazione su temi di civiltà, cultura, solidarietà, inclusività ecc. Io penso che tu sia ancora in tempo ad ampliare la tematica ed io ho delle idee su come si potrebbe fare (senza necessariamente aumentare i 7 punti). Sono quindi a disposizione per dare una mano sulla base delle competenze acquisite…».
Grillo non rispose (il che certamente non è stato carino da parte sua), e così perse un'occasione di ascoltare una campana diversa dal solito e magari anche d’imparare qualcosa. Al posto suo questo errore noi non l’avremmo fatto e forse avremmo colto l'occasione per aprire al movimento altri scenari e chissà, magari guadagnare anche dei voti.
Il 2 marzo 2014 Roberto scrisse in quanto Massari editore alla senatrice Paola Taverna proponendo la pubblicazione di un libro su alcuni dei 7 Punti che erano stati sviluppati in forma molto matura e documentata nel Convegno M5S di Roma sull'Europa (era un’altra occasione, quindi, di discutere i temi di cui sopra sensibilizzando una parte della nuova nomenklatura grillina), ma anche la senatrice ritenne di non rispondere. Aveva fatto da tramite Fabio Massimo Castaldo, divenuto nel frattempo deputato europeo: chissà se se ne ricorda ancora…
Per inciso, i frutti teorici di quel convegno - veramente ottimo per qualità e per maturità soprattutto da parte dei relatori che confermarono la necessità di un impegno radicale e antisistemico all'interno della Ue - sono stati ora totalmente vanificati dall'entrata nell'EFD. La pubblicazione del libretto da noi proposto avrebbe potuto forse contribuire ad arginare la deriva nazionalista del M5S? 
Dopo aver deciso di candidarsi (in accordo a 6 dei 7 Punti proposti da Grillo,  e col patrimonio di idee ed esperienze che avrebbe potuto riversare nella campagna per le Europee), Roberto scrisse nuovamente a Casaleggio (13 marzo, con l'intermediazione di Aldo Giannuli) e a Grillo (22 marzo), ponendo il problema tecnico della sua tardiva iscrizione al M5S (a causa di un problema informatico) e proponendo ancora e sempre d’incontrarsi e scambiare delle idee. Silenzio assoluto (come già era accaduto con le 3 lettere scritte a Grillo da Roberto nel lontano 2007, prima ancora del primo Vaffa-day).
Sapete ormai che Roberto non si poté candidare per ragioni tecniche, che i candidati per le Europee furono scelti in fretta e furia, all'ultimo momento e senza dare la possibilità di discutere (ma in realtà nemmeno conoscere…) le loro idee politiche sull'Europa (dentro, fuori o a cavallo?). E non parliamo delle loro idee più generali, cioè come la pensino sul capitalismo, sull'imperialismo, sull'immigrazione, sulla libertà di coscienza, sul fine che giustifica i mezzi…
In quelle condizioni non potevamo che astenerci alle Europee. E così facemmo, ma discretamente (cioè senza dichiarazioni pubbliche sul blog di Utopia rossa) perché non volevamo danneggiare la campagna elettorale di Grillo. Se la stava talmente danneggiando già da solo che non era il caso di infierire…
Potremmo proseguire parlando dello scarso senso autocritico dimostrato da Grillo dopo le elezioni, della miopia politica che lo caratterizza in questa fase di apertura a Renzi, che sarà seguita probabilmente da una fase di rigetto e poi di riapertura ecc., seguendo uno schema schizofrenico che ben si addice a una politica personalistica ridotta a spettacolo permanente, ma che non può aprire nessuna strada al progresso e allo sviluppo sociale e culturale della gente.
Usciamo quindi formalmente dal M5S dopo un breve soggiorno che ci è stato preziosissimo per capire la novità del fenomeno e le esigenze che animano milioni di italiani a votare una sigla antisistema. Siamo contenti di aver compiuto questa esperienza e tornando indietro la ripeteremmo. Non abbiamo nulla contro il gruppo bolsenese (che del resto sull'Europa non ha mai avuto neanche uno straccio di discussione tutto preso dalla campagna per le Comunali). E speriamo che questa nostra esperienza (includendovi gli aspetti negativi – vale a dire i tentativi di dialogo compiuti inutilmente con Grillo, Casaleggio, Taverna ecc.) possano servire ad altri e altre, soprattutto giovani che intendono battersi contro il sistema all'interno del Movimento 5 Stelle.
A loro va la nostra umana solidarietà visto che, pur volendo distruggere questo infame sistema di potere e oppressione, si trovano invece collocati, a livello internazionale, dalla parte della reazione, dell'imperialismo, del peggior nazionalismo. Ma prima o poi il bubbone dovrà esplodere e altre possibilità si apriranno a chi intende portare sino in fondo il discorso della rivoluzione (individuale e sociale).

Antonella [Marazzi] e Roberto [Massari]                                   
(22 giugno 2014)

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