La
società attuale non fornisce, come mezzi di azione, altro che macchine per schiacciare l’umanità; qualunque siano le intenzioni di quelli che le prendono in mano,
queste macchine schiacciano e schiacceranno finché esisteranno. Con quei
penitenziari industriali che sono le grandi fabbriche si possono fabbricare
solo degli schiavi. E non dei lavoratori liberi, ancor meno dei lavoratori in
grado di costruire una classe dominante. Con i cannoni, gli aerei, le bombe, si
può seminare la morte, il terrore, l’oppressione, ma non la vita e la libertà.
Con le maschere a gas, i rifugi, gli allarmi si possono forgiare greggi
miserabili di esseri spaventati, pronti a cedere ai terrori più insensati e ad
accogliere con riconoscenza le più umilianti tirannie, ma non dei cittadini.
Con la grande stampa e il telegrafo [cinema, televisione, telefonia, internet,
armi nucleari...] si può far inghiottire a tutto un popolo, insieme alla
colazione o alla cena, opinioni preconfezionate e quindi assurde, perché anche
punti di vista ragionevoli si deformano e diventano falsi nello spirito di chi
li assimila senza riflettere: ma con simili mezzi non è possibile suscitare neppure
un barlume di pensiero.
(Simone
Weil)
I. La
bellezza vi seppellirà
Non ci sono guerra giuste, né
guerre sante, né tantomeno guerre umanitarie... la guerra — lo sappiamo — è la
continuazione della politica con altri mezzi... ciò che resta agli uomini, alle
donne è il rifiuto di subordinare il proprio destino al corso della storia e
inceppare la macchina burocratica, militare, politica ed ogni forma di
oppressione foraggiata dalla finanzia internazionale... la vocazione totalitaria
dell’attuale società mercantile va combattuta a viso scoperto e il cambiamento
dell’intero genere umano non può che nascere dall’indignazione planetaria
contro la casta della politica/finanza che determina le condizioni di esistenza.
I caratteri oppressivi della società
consumerista impongono la rassegnazione dell’attuale stato di cose e solo
una resistenza attiva, etica, libertaria può ergersi a difesa della propria
dignità... la fine dell’ineguaglianza si avrà soltanto con la fine del
privilegio di massacrare, saccheggiare, violentare e restare impuniti. La
storia dell’umanità coincide con la storia dell’assassinio e dell’asservimento
che cementa oppressi e oppressori... si tratta di rompere queste catene e tutto
un mondo nuovo da guadagnare. I politici, i padroni, i generali e i preti hanno
prodotto un mondo di terrore, tocca agli uomini in libertà ora cambiarlo.
La guerra del Mali (scoppiata
mentre eravamo in Burkina Faso, a poche decine di chilometri dal Mali) non è
solo una guerra tra i fanatici della Jihād (Esercitare il massimo sforzo) e governativi
del Mali — affiancati della forze internazionali che fanno capo ai corpi
speciali francesi —, è una guerra di ricchi contro i poveri. I fanatici
islamisti e una parte di Tuareg hanno cercato di destabilizzare l’area del Sahel
ma a ben vedere dietro queste ondate terroristiche si celano grandi interessi finanziari...
il Mali è il terzo produttore africano d’oro... ci sono inoltre giacimenti di
uranio, gas, bauxite... Italia, Russia, Inghilterra... si sono messi a
disposizione delle truppe francesi e in poco tempo cercano di spazzare via i
Jihādisti... intanto la popolazione
civile — come in ogni guerra — viene falcidiata, in buona pace dei regimi
“comunisti” e delle democrazie dello spettacolo.
à rebours. Eravamo in Burkina Faso a fare un libro in
sostegno ai ragazzi di un orfanotrofio situato confini con il Mali, ai bordi
del deserto del Sahel... quando è infuriata la guerra tra fondamentalisti
musulmani e l’insieme delle forze governative internazionali (che dicono di
portare la democrazia a colpi di bombe e massacri di civili)... tutti sapevano
e tutti sono stati zitti... aerei (americani e francesi) carichi di soldati e
mezzi atterravano alle frontiere del Burkina Faso, truppe speciali scorrazzavano
sui camion verso il confine, le miniere d’oro in Burkina (sfruttate da
multinazionali canadesi) proteggevano i loro interessi armi alla mano... la
fame si vedeva dappertutto, come la paura. Con alcuni amici e giornalisti di La Stampa e la Repubblica — protetti da una scorta armata — siamo andati in un
campo profughi tuareg, allestito dalla cooperazione internazionale nella zona
di Dorì... non per il gusto di cercare notizie da prima pagina ma soltanto per
vedere e affrancarsi a quanti soffrono per guerre decise ai tavoli della
politica dominante... la guerra non ci piace e la politica dei governi ricchi,
come le religioni monoteiste ci fanno schifo, così preferiamo mostrare la
dignità e la bellezza di un popolo attraverso una manciata di volti... agli
stupidi lasciamo la convinzione che la guerra e il terrorismo che passano nei
telegiornali o nella stampa di grande tiratura sia la verità... tuttavia nel
Web circolano libere informazioni e malgrado i tentativi di censura che provengono
dai centri di controllo (dall’immacolata concezione del potere), nessuno può
più imbavagliare la libertà né la verità. C’è un tempo per disvelare e c’è un
tempo per raccogliere e indignarsi... il nostro tempo.
In Africa tutti fanno affari con
tutti... armi, oro, diamanti, gas, acqua, coltan, petrolio, terreni per la
seminagione di piante transgeniche il cui DNA è stato modificato con tecniche
di ingegneria genetica (sovente i loro effetti sono risultati devastanti per la
distruzione della biodiversità con conseguenze disastrose per il genere umano,
come scrive Vandana Shiva)... sono saccheggio delle multinazionali e dei
governi (tutti) che sostengono dittatori-fantoccio e si spartiscono le
ricchezze del “continente nero” (nel sangue dei poveri più poveri della terra).
Tutti stanno al gioco, la chiesa inclusa, e tutti sono responsabili di crimini
commessi contro l’umanità.
In Africa l’oppressione sociale è
forte e il marchio della menzogna religiosa, feroce... a pagare con la
violazione della libertà, della giustizia, della vita, sono sempre le donne, i
bambini e gli indifesi... l’organizzazione del potere mondiale (finanziario-politico)
è la gogna eretta contro gli ultimi, chi non ha voce né volto... là dove il
potere militare/religioso moltiplica le guerre, il capitale finanziario
moltiplica i dividendi... i popoli impoveriti sono oppressi dalla dottrina del
potere che falsifica tutti i rapporti sociali e attraverso i partiti, i
sindacati, i saperi, i media... impone la servitù e la colonizzazione dei
mercati globali. A dispetto di quello che i potenti chiamano progresso, “l’uomo
non è uscito dalla condizione servile nella quale si trovava quando era esposto
debole e nudo a tutte le forze cieche che compongono l’universo” (Simone Weil,
diceva)... una Carta autentica della vita
sociale non è stata ancora scritta né sono mai state praticate Utopie di
accoglienza, fraternità, solidarietà dove gli uomini hanno davvero sconfitto la
loro schiavitù e assaporato la felicità più piena. I saprofiti della politica,
della finanza, delle religioni monoteiste, dei saperi addomesticati... sono i
tenutari della cosa pubblica e chi non sta al loro giogo viene emarginato,
carcerato o ucciso... ripudiamo con disgusto lo spettacolo (mediocre, mafioso,
criminale) della menzogna elettorale che rappresentano e ridiamo del loro
terrore di perdere il potere — quando gli uomini in libertà cancelleranno per
sempre tutti i nemici del genere umano —. La bellezza vi seppellirà.
In Africa la politica saprofita
della banche, dei governi forti, dei regimi autoritari, delle religioni
monoteiste... foraggiano rivolte, insurrezioni, colpi di Stato e la grande
industria, gli eserciti, le polizie, la burocrazia, le imposizioni
commerciali... permettono a una minoranza di privilegiati di soffocare i
diritti più elementari degli uomini e mantengono in ginocchio l’intera umanità.
L’oppressione sociale tuttavia si porta dietro anche i fuochi di ritorno di uomini
e donne in rivolta... saranno loro — prima o poi — che con ogni mezzo
necessario si faranno protagonisti della propria esistenza liberata e
lasceranno un segno indelebile di bellezza, accoglienza e fraternità nel mondo.
Con queste idee in testa ci siamo
aggirati — fin quando è stato possibile — in un campo profughi Tuareg (Burkina
Faso) che ospita 4000 persone fuggite dalla guerra in Mali... è attrezzato per
accoglierne oltre 20.000... lasciamo alla bellezza dei loro volti il rifiuto
del carattere oppressivo della società contemporanea. Lì un vecchio tuareg ci
ha lasciato in sorte un detto: “Nella vita incontrerai tre tipi di persone:
quelle che ti cambieranno la vita, quelle che ti rovineranno la vita e quelle
che... saranno la tua Vita”. Quando gli uomini si accorgeranno della loro fame
di bellezza, di giustizia, di amore, divamperà la rivoluzione nelle strade
della terra.
Dal taccuino di un fotografo di
strada, Burkina Faso 18 volte gennaio 2012
[seguono altre 23 fotografie di Pino Bertelli]