Dedicatoria
Scritta a margine di
un libro storico sulla pirateria nel suo rifugio al MIT di Boston:"Quando
in un paese esistono i partiti - Simone Weil, diceva -, ne risulta prima o poi
uno stato delle cose tale che diventa impossibile intervenire efficacemente
negli affari pubblici senza entrare a far parte di un partito e stare al
gioco" delle mafie finanziarie (chiese monoteiste incluse)... lavorare
alla soppressione dei partiti non è solo auspicabile, è una necessità etica,
morale, perfino poetica... e passare dalla tristezza/bruttezza dei politici della corruzione e del crimine costituito, alla
conquista di una società di liberi e di eguali (che qualcuno chiama dolce anarchia)...
dove ciascuno è re perché nessuno è servo! La bellezza (della democrazia
diretta, consiliare o partecipata) vi seppellirà e sputeremo sulle vostre tombe
fino alla fine dei secoli [Pino Bertelli].
Noam Chomsky e Pino Bertelli al MIT di Boston |
L’ho
conosciuto sì, l’ho conosciuto Noam Chomsky... capitano di vascelli corsari in
rotta per la terra senza frontiere di utopia... ci siamo incontrati nella sua
tana, al MIT di Boston, ero insieme agli amici Luca, Fulvio, Matilde e
Paola, mia moglie... dovevamo
fotografarlo e intervistarlo per il reading movie di Restiamo
Umani [restiamoumani.com], che tratta delle possibilità di pace tra
Palestina e Israele, anche. Il maestro ci ha ricevuti nel suo ufficio, una
piccola stanza di pochi metri, illuminata in uno strano disordine di
fotografie, libri, ricordi di una vita spesa a fianco degli sfruttati e degli
indifesi. Era sorridente, gentile, sereno Chomsky, come solo sanno esserlo gli uomini (grandi) che
hanno il coraggio di esprimere le proprie idee di fronte a qualsiasi forma di
potere. Teneva una tazza di tè nelle mani... aveva lo sguardo disteso verso la
realtà o il sogno, di quelli che ti bucano l’anima in volo e ti lasciano
addosso la voglia di cambiare il mondo. Con tutti i mezzi necessari, certo.
Siamo
stati con lui poco più di un’ora... non ha mai cessato di esprimere la sua cortesia
e malinconica tenerezza... mi passavano negli occhi le parole dei suoi libri
che per anni ho letto avidamente, studiato, saccheggiato... lui era lì, con la
bellezza dei giusti e l’anarchia nel cuore. Parlava piano, sicuro, calmo... la
sua belligerante intelligenza si disperdeva in quella stanza tra la finestra e
il cielo. Ricordai una sua frase: “L’anarchia non è un sistema sociale fisso,
ma una chiara tendenza dello sviluppo storico dell’umanità che (…) aspira a che
ogni forza sociale e individuale si sviluppi liberamente nella vita”. Tutto
vero. Lo guardavo commosso che leggeva il capitolo del libro di Vittorio
Arrigoni (Gaza. Restiamo umani) con la semplicità poetica dei
vecchi cacciatori di sogni che (in ogni epoca) non vogliono governare né essere
governati in questo modo e a questo prezzo.
Annusavo
il profumo “aristocratico” del pensiero libertario che usciva dal suo parlare...
avevo nel mio zaino il suo libro a favore di Occupy [Siamo il
99%]... dove sosteneva le battaglie sociali degli indignados di
Wall Street... una marea montante di persone che attraverso la disobbedienza
civile chiedono il blocco delle strade, lo sciopero nelle università,
l’occupazione dei luoghi di lavoro e indicano forme di lotta organizzate (fino
al sabotaggio delle tasse governative)
attraverso l’azione diretta e il valore d’uso dei network. Questa
generazione d’insorti del desiderio di vivere tra liberi e uguali, denunciano
la disuguaglianza sociale che un minoranza di arricchiti (gli strati più “alti”
della finanza e della politica) continua a perpetuare contro i popoli
impoveriti e si scagliano, a ragione, contro la pratica saprofita delle case
farmaceutiche, compagnie delle assicurazioni, speculatori immobiliari, mercanti
di armi... identificano in Wall Street il cuore finanziario del capitalismo
parassitario con il nemico da combattere, prima di ogni cosa. Si tratta dunque
di godere della gioia e della vita piena e dove c’è amore dell’uomo per l’uomo,
lì c’è la libertà. Occupy, ricordiamolo, è un grido profondo gettato, a faccia scoperta,
contro il tramonto degli oracoli e i franamenti di un sistema economico inumano
che ha fatto della violenza il proprio credo, sono il fondamento per il
raggiungimento di una economia etica, di una democrazia dei cittadini. Occupy non è solo la fotografia del disagio di
un’epoca del dolore planetario, è soprattutto il canto generazionale di uomini,
donne in rivolta contro l’immaginario istituito che chiedono un’esistenza più
giusta e più umana.
Quando
il nostro incontro è terminato... una signora, gentile come il ritorno delle
lucciole a maggio, ci ha ha accompagnato verso l’uscita del dipartimento...
dopo pochi passi sono tornato indietro, Chomsky era seduto vicino a uno
schedario... alzo ancora la fotocamera verso di lui... gli dico — “grazie a te”
—... lui sorride e dice — “It's
Good” — (“forse, dico”)... Chomsky, la signora di bianco vestita e un ragazzo
smilzo che somigliava a Henry Fonda in un film western di John Ford, si mettono
a ridere. Chomsky si alza e mi abbraccia, forte. Lo abbraccio anche io.
Tremante di gioia. Ci lasciamo così, davanti alla fotografia di Bertrand Russell, in un giorno
di pioggia e vento a Boston. La città dove è approdata la nave dei padri
pellegrini, Mayflower
(Fiore di maggio) ed è nata la nata la prima comunità euroamericana. Là dove le
nostre mani si sfiorano, i nostri cuori si danno del tu!
Quando
siamo usciti dal MIT siamo andati in una bar a mangiare e su un tavolo di legno,
dopo qualche birra e Bloody Mary, con Paola, Fulvio, Matilde e Luca abbiamo
scritto una canzone:
Luna di pioggia a
Boston
Boston, 3 volte
ottobre 2012
(In un bar, Luca,
Fulvio, Matilde, Pino e Paola)
La luna si
specchiava dolce
in una pozza di
strada a Boston
e il Bloody Mary ci
faceva cantare
canzoni del
dissenso che Chomsky raccontava con gli occhi…
you never are what
and where others think that you are…
e la foto di
Russell in bianco e nero
ci lasciava il
rispetto dei diritti umani…
conoscenza,
rispetto, dignità
e amore fra gli
uomini…
you never are what
and where others think that you are…
la voce di chi non
ha voce
ci riporta all’alba
degli ultimi
e lacrime di gioia
bambina
rigano le nostre
facce in amore
you never are what
and where others think that you are…
i nostri cuori ora si
uniscono
alle nostre menti
che non mentono
e quella piccola
squaw che alla terza ti affoga
se non capisci e tu
nuoti… Oh! Se nuoti
nel fiume magico
del tempo liberato
you never are what
and where others think that you are…
[Chomsky, mi è venuto da pensare poi, continua a fare con le
parole, il comportamento, l’azione diretta... quello che in altri tempi i
cavalieri che fecero l’impresa, hanno fatto con la spada. Che milioni di fiori
possano sbocciare ai quattro venti della terra e affoghino con i loro petali
gettati nel vento, le canaglie che fanno professione di governare. Come non
sapere che il profumo delle rose di campo può mutare il corso delle costellazioni?].
Piombino, dal
vicolo dei gatti in amore, 22 volte ottobre 2012.
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