Quello che state per leggere è lo scritto di una mia allieva, Giulia Viti, che frequenta la terza C in una delle mie classi alle scuole medie. Invece di scrivere io, ancora sulla scuola libertaria, ho trovato in Giulia, una studentessa curiosa e sensibile (oltre alla scuola tradizionale frequenta il Conservatorio), un valido aiuto, così ho deciso, visto il suo interesse al mio modo di insegnare, di farle leggere un libro: I ragazzi felici di Summerhill di Alexander Neill, primo fondatore negli anni ’20 del secolo scorso, in Gran Bretagna, di una scuola democratica e non autoritaria.
Alessandro Gigli
Summerhill è la scuola non repressiva più famosa al mondo. Fondata nel 1921, è situata nelle vicinanze di Leiston, a circa cento miglia da Londra. Summerhill, propone un nuovo tipo di pedagogia, in altre parole, tenta di introdurre nella scuola, il concetto di libertà e ricerca della felicità. Questa scuola non obbliga la partecipazione alle lezioni, vi è un orario, ma vale solamente per gli insegnanti. Ogni alunno può decidere se passare il proprio tempo nei laboratori di meccanica, giardinaggio, elettronica, arte, musica, falegnameria, maglieria, o in giardino a giocare a pallone, anziché imparare a leggere e a scrivere. Non vi sono voti, esami o riconoscimenti che mettano un individuo al di sopra dell’altro, contrariamente alle continue competizioni che siamo costretti a subire normalmente.
Anche i provvedimenti disciplinari sono estremamente libertari, poiché è
un’assemblea composta dai ragazzi stessi a decidere le conseguenze dell’azione
fatta, e se ritenute inopportune, lo stesso “colpevole”, può decidere se
obiettare, ma
ciò, non implica l’assenza di regole.
Le regole ci sono, ma sono
stabilite in comune accordo con gli studenti, e mirano ad evitare comportamenti
che danneggiano il prossimo, più che a limitare il singolo individuo: è così che va interpretato il concetto di libertà
della scuola di Summerhill.
I bambini imparano a rispettare gli insegnanti in quanto persone, e non
tanto perché loro diretti “superiori”.
A Summerhill vige una sorta di parità dei diritti, dove il bambino non entra
nello studio dell’insegnante, così come l’insegnante, non può usare la bicicletta
del bambino, senza avergli prima chiesto il permesso.
Bambini e adulti hanno gli stessi diritti e partecipano alle votazioni che
riguardano l’amministrazione della scuola.
A parere di Neill, i ragazzi di Summerhill imparano a credere in se stessi e a
pensare con la loro testa. Ciò è molto diverso da quanto accade nelle scuole ordinarie, dove lo scopo principale
sembra essere quello di formare dei buoni cittadini attraverso l’azione
repressiva. Oggigiorno si crede che l’unico modo di realizzare una società pacifica sia
quella di imporre degli obblighi, dei limiti, delle leggi giuridiche e sociali.
Neill reputa che i bambini, se lasciati liberi, tendono a non manifestare i
comportamenti aggressivi o violenti tipici della scuola tradizionale. Alexander Neill dà la possibilità ai suoi allievi di avere “lezioni private”,
che consistono più in chiacchierate che in vere e proprie sedute.
Per quanto riguarda il
gioco, la posizione di Neill è la seguente: tanto più un bambino è libero di
giocare come vuole, e quanto vuole, maggiore è la
probabilità che da adulto sarà in grado si sviluppare una relazione
positiva con il mondo del lavoro. E’ la paura del futuro a spingere i genitori d’oggi a privare i figli del gioco.
A mio parere, ciò è sbagliato, poiché privare un bambino dei suoi momenti di
gioco, equivale a dare fortemente freno alla sua fantasia e al suo modo di
vedere il mondo, che è totalmente differente dal nostro. Siccome, vi è
un’estrema unione fra realtà e fantasia nella mente di un bambino, (e ciò è
sollecitato nella scuola di Summerhill) credo che lasciare totale libertà sia un
errore, poiché è ovvio che un bambino preferisca giocare a pallone anziché
studiare e quindi è compito dei genitori dare la giusta via da seguire, ma
probabilmente queste mie riflessioni vengono dal fatto che sono stata cresciuta
con un modello di educazione tradizionale.
Neill propone l’attività
teatrale: durante l’anno gli alunni di Summerhill, mettono in scena alcune opere
teatrali, scritte dagli alunni stessi. Oltre a quest’attività, sono proposte anche “lezioni di recitazione” basate sull’improvvisazione. Quest’attività ha fatto sì che gli alunni della scuola capissero che il peggior attore è quello che recita anche nella vita.
L’attività sociale implica che le altre persone si costruiscano un’immagine di noi, che confrontiamo con l’immagine che vorremmo avere, e sull’esito di questo confronto costruiamo le basi della nostra capacità di reggere le valutazioni altrui. I ragazzi di Summerhill invece, nell’età adulta non avranno questi complessi e quindi vivranno molto più felicemente che altri nella società.
In ciò, vorrei che la mia scuola assomigliasse a quella di Summerhill; l’aspetto esteriore o il carattere che assumiamo per poter “sopravvivere al palcoscenico della società moderna” è un pallino dalla troppa importanza, che rende le persone fragili e impotenti di fronte al proprio “Io”, e non nego di essere la prima ad aver sofferto per commenti altrui.
L’educazione diffusa da Neill va oltre questo; i ragazzi non arrivano ad aver bisogno di simboli, o di un’idea mediatica per costruire la propria personalità. A mio parere le persone con cui mi approccio ogni giorno, sono condizionate a tal punto da escluderti se non segui certi modelli prestabiliti. Purtroppo non è facile abolire queste “barriere mentali” e ciò che puoi fare è non pensarci, ma in fondo se ne rimane mortificati.
L’educazione diffusa da Neill va oltre questo; i ragazzi non arrivano ad aver bisogno di simboli, o di un’idea mediatica per costruire la propria personalità. A mio parere le persone con cui mi approccio ogni giorno, sono condizionate a tal punto da escluderti se non segui certi modelli prestabiliti. Purtroppo non è facile abolire queste “barriere mentali” e ciò che puoi fare è non pensarci, ma in fondo se ne rimane mortificati.
Neill ha perfettamente colto nel segno quando affermava che “a Summerhill per la creatività degli
allievi è stato più utile il teatro di ogni altra cosa”. Infatti, come detto poc'anzi il teatro potrebbe essere esportato dalla scuola di Summerhill ed importato nella
scuola tradizionale, senza mettere in discussione l’obbligatorietà delle
lezioni.
Per concludere: imporre
regole e leggi è un metodo utilizzato dalla maggior parte delle culture. La società si rivolge alla scuola per educare i bambini, e tale educazione
comprende inevitabilmente un’azione repressiva, necessaria per insegnare ai
bambini a comportarsi in “maniera adulta”. Solamente in casi
eccezionali, come la scuola di Summerhill, si ha un’educazione libertaria.
Probabilmente, con il
continuo sviluppo di Internet, sarà possibile avere lezioni a casa,
individualmente, senza ricorrere alle pareti scolastiche. Trovo però molte contraddizioni a questa mia soluzione. Per quanto possa essere repressiva la scuola nella maggior parte dei paesi, è diventata ormai l’unica fonte che garantisce un’educazione equa alle richiesta della società, che preferisce vedere uno studioso nevrotico che uno spazzino felice.
La scuola di Summerhill a differenza di quella tradizionale, vede meno l’ansia e la continua competizione, che può portare un individuo al calo della propria autostima, che nel mio esempio cerca di gratificarla attraverso buoni voti a scuola, e al Conservatorio: la mia vita è estremamente condizionata da questi. Gli alunni di Summerhill, sono molto più bravi a padroneggiare l’ansia, che deriva dall’essere coscienti del fatto
che gli altri sono coscienti di noi, come disse Neill stesso.
W. Reich e A. Neill |
Vorrei che la mia struttura scolastica non fosse totalmente uguale a
Summerhill, poiché come ho detto in precedenza, un bambino sceglierà sempre la
strada del gioco a quella dello studio, ma che
le assomigliasse nella gestione delle regole, e magari introducesse lo
studio obbligato qualche anno più tardi, in modo da non opprimere la voglia e
il bisogno che ha un bambino di giocare all’età di 6/7 anni e nel frattempo
permettesse a tutti di scoprire ciò che lo studio ha da offrire, permettendo un
giorno di avere tutto quello di cui si ha bisogno, ovvero una società fondata
sul lavoro, dove a seconda delle proprie capacità si pratica un certo mestiere,
eliminando però lo stress da performance o il nervosismo che siamo soliti
subire nelle nostre vite quotidiane.
Nel complesso ho amato
questo libro per le innumerevoli informazioni e chiarimenti che mi ha fornito e
lo consiglio a chi come me vuole capire di più sul concetto di libertà.
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