a Pier Paolo, mio figlio,
e al mio amico e maestro Don Andrea Gallo...
Devo ancora incontrare un
folle, un emarginato, un escluso, un violentato, un “quasi adatto”... le cui
radici non affondino nel mio cuore. Il fotografo di strada è colui che, una
volta viste le sue fotografie, ti dà la sensazione che le sue migliori immagini
siano già state fatte o ancora da fare... il fotografo dei fotografi è quello
che si guadagna l’amore del povero in cambio di un sorriso sdentato... chi è
ricco, troppo ricco, vuol dire che ciò che ha l’ha rubato a un altro, diceva
mio padre, che sia beato nel vento di scirocco africano...
sono in partenza per il
Congo... mi hanno detto che c'è un bel clima, bella gente, buoni amici... incidentalmente ci
sono anche i ragazzi soldato, orfanotrofi, scuole da costruire... insomma è una
bella vacanza-studio... le “escort” sono tutte impegnate con i parlamentari,
così vado solo con un
mio amico prete nero-nero... il mio compagno di viaggio ha già perso
l'aereo un paio di volte e al posto del visto di transito per il Rwanda gli
hanno venduto la réclame
della
cipria di Carla Bruni (moglie anoressica di Sarkozy, presidente
rampante di Francia) ed
è scampato a un paio di massacri tribali per distrazione... però ha un bel
sorriso, di quelli che non si vedono in televisione e ti fanno pensare che un
bel morso al nemico è sempre meglio di qualsiasi consiglio per gli acquisti...
ho portato un po' di sigari
all'anice, la pipa di mio padre e tabacco scandinavo alla vaniglia... se a
volte non ritroviamo la strada del ritorno, me la spasso in riva a un bel fiume
inquinato... a giocare con quelle scimmiette che — dicono certi
antropologi — vivono in una sorta di mutuo aiuto... cioè ciascuna aiuta
all’altra ad affrontare l’esistenza quotidiana...
Paola è preoccupata per la
mia tosse antica, l'ernia di disco, la mancanza di ferro che mi porto
addosso dal '68, quando bastavano i sogni a far scomparire tutti i dolori... quando si cantava
"Bella ciao" in osterie di porto con filosofi del vino e della vita
vera, e sapevamo che solo la resistenza sociale (in direzione ostinata e
contraria) e l'indignazione accompagnavano i nostri passi verso una
società di liberi e uguali (da conquistare)... formidabili quegli anni,
anche i vini vennero più buoni... figuriamoci i sogni...
e se perdo gli occhiali
nella giungla? (li perdo sempre)... sono al buio come una talpa e posso
confondere un leone con un gatto selvatico e abbracciarlo... ho anche
portato un libro di Don Gallo, amico e maestro, angelicamente anarchico, con il
quale ho passato giorni indimenticabili con drogati, travestiti, folli,
puttane, gli ultimi, gli esclusi, chi non ha voce... e il suo sorriso
di eterno partigiano libertario che mi scaldava il cuore...
così rido da solo leggendo
le sue indignazioni contro la stupidità di ogni potere... quando dormo
vestito, come sempre, perché ho paura che un coccodrillo mi entri nel
letto... una volta ho trovato un nero nel mio sacco a pelo... diceva che
era di passaggio...
mi affranco così a quel
popolo di disperati al quale i bianchi hanno portato via tutto, perfino le
foglie dell'albero del pane (il Coltan l'ha preso tutto quel pezzo di
merda di Steve Jobs e quelli della Apple, Ibm, Sony, Disney... anche i telefonini,
ipad, tablet, hanno le loro esigenze)... però
ci sono ancora gli scorpioni, qualche serpente e un po' di malaria, quella
vera, da mangiare in scatola...
lì,
con le mani dei gorilla grandi ci fanno i posa cenere per le case della buona
società quotata in Borsa...
a volte piove e i pochi
gorilla che sono rimasti non hanno l'ombrello, così ne ho portato uno giallo,
tanto per non dare nell'occhio...
spero di incontrare Lumumba
o Sankara o Mandela... mi dicono che sono là a pescare in laghi dove
galleggiano corpi di bambini saltati sulle mine antiuomo fabbricate con cura in
Italia, Cina, Russia... e vendute a prezzi stracciati in Svizzera (il paese che
ha inventato l’orologio a cucù), mai visti nei depliant delle agenzie
turistiche... e poi c'è anche un regista caparbio, non ancora famoso, che cerca
di fare (con pochi soldi, quanti servirebbero a comprare i biscotti al cane di
un Marchionne qualunque) un film sulla rivoluzione dei gelsomini... ma, come
certo sapete, il loro profumo può mutare il flusso delle costellazioni...
mi hanno fatto tagliare la
barba da corsaro senza brulotto... dicono che ci sono certi ragazzi armati che
non sopportano i bianchi con la barba... li prendono per terroristi o mercenari
della Cia e li ficcano in galere umide, poco comode, dannose per pelli delicate
come la mia... ho detto alla Farnesina
che non sono mica bianco, mai stato... da
tempo appartengo alla Nazione dei Seminole, l'unica tribù indiana che non mai
firmato un trattato di pace con gli Stati Uniti... il nome che mi hanno dato è
“Cane-che-morde”... lo giuro sulla testa mozzata del papa... è tutto vero... ho
ancora il coltello che mi hanno regalato in una notte di luna rossa, a
Baratti...
a proposito dei ragazzi
soldato... in Uganda mi sono commosso l'anno passato... quando un gruppo di
questi ragazzi rubati all'infanzia, con i quali ho mangiato teste di capra
e patate con i vermi, hanno
piantato un alberello con inciso sopra il mio nome... poi mi sono pisciato
addosso dalla paura quando mi hanno portato in un villaggio dove tutti erano
ubriachi e giocavano a tiro a segno con i fucili... accidenti alla
prostata...
infine, ricordo ancora con
gioia, la notte ubriaca di stelle che mi guardava un po' stupida e mi faceva
pensare a
Rimbaud
in Africa, quando teneva una macchina fotografica in mano e
disse: "Che ci faccio qui?"... ma lui trafficava in armi dopo
avere fatto la rivoluzione nella poesia e averla abbandonata a soli 19
anni... aveva compreso che gli idioti stanno sempre dalla parte del più armato
e albergano nella fenomenologia della mediocrità...
io traffico con la
fotografia di strada, sgangherata, indocile al "consumerismo" di
casta... non ho mai compreso bene gli Iso, i diaframmi, l'inquadratura
ricercata... ho sempre intuito che dietro un bel fotografo c'è un bello
stupido... la sola fotografia buona è quella che dopo averla vista due
volte non la bruci... ecco perché sono esperto in fuochi fotografici... e
pensare che c'è chi ancora crede che con la fotografia possa ascendere alla
"celebrità del mondano" e non si accorge di diventare un
patetico clown della società dello spettacolo...
la storia si fa con la
rivoluzione della bellezza, tutto il resto è imbecillità conclamata nel
reparto degli incurabili...
ciao e a presto (spero bene), Pinocchio.
Piombino,
dal vicolo dei gatti in amore, 27 volte febbraio 2012
(Dal
taccuino di un fotografo di strada)
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