di Robert Conquest
Nel primo «capitolo» di questa serie dedicata al dramma ucraino abbiamo riportato la sintesi (di Ettore Cinnella) descrittiva del genocidio operato da Stalin in Ucraina all’inizio degli anni ’30. Oggi riportiamo le cifre di quel genocidio, elaborate nel libro «classico» sull’holodomor di un grande storico del Novecento (Robert Conquest) autore anche di un indimenticabile libro su Il grande terrore staliniano (1968). Non si insisterà mai abbastanza nel richiamare alla memoria il genocidio ucraino, sia perché la storiografia ufficiale ha fatto di tutto per ignorarlo (così come stanno facendo i media in questi giorni), sia perché esso rappresenta una gigantesca pagina strappata nella storia del Novecento. Il genocidio ucraino è stato il più grande della storia moderna nella graduatoria dei genocidi chiaramente programmati ed è secondo solo all’Olocausto ebraico. In questa galleria degli orrori, verrebbe al terzo posto il genocidio armeno (ad opera dell’Impero ottomano tra il 1915-1916) di circa 1,5 milioni di persone.
(Tralascio per la sua natura di genocidio in gran parte non programmato il «Grande balzo» lanciato da Mao nel 1958-1961 che provocò, a seconda delle stime intorno ai 30 milioni di morti (sicuramente più di 20 e meno di 40 milioni)*: il più grande disastro umano nella storia moderna.
Ebbene, avendo alle spalle questo grave crimine dell’Urss, la Russia odierna dovrebbe solo chiedere perdono al popolo ucraino. E invece continua un’aggressione che, dopo i secoli dell’oppressione zarista, ebbe inizio storicamente nel 1920 e non sembra terminare mai. Ma si provi a immaginare cosa direbbe il mondo se la Germania aggredisse l’odierna Israele o la Turchia l’odierna Armenia…
I giustificatori odierni dell’aggressione putiniana sono moralmente eredi dell’holodomor, anche se probabilmente non sanno nemmeno cosa sia o fingono di ignorare i dati. Eppure vi sono persone così disumane che ancora giustificano la continuazione del genocidio ucraino, accampando giustificazioni presuntamente «politiche» per i massacri in corso.
Ebbene, non può esistere una qualsiasi considerazione politica che giustifichi l’adesione alla tradizione genocida della Russia nei confronti del popolo ucraino: tale adesione infatti può essere solo frutto d’ignoranza o indotta da disturbi (sadici) della personalità - e comunque non ha niente di razionale, come forse è vero a partire dallo stesso Putin. [r.m.]
ROBERT CONQUEST: Nel complesso le nostre conclusioni si basano o su cifre esatte e sicure, o su presupposti ragionevolmente prudenti. Per cui, quando concludiamo che non meno di 14 milioni e più di contadini abbiano perso la vita in seguito agli avvenimenti che abbiamo raccontato in questo libro, compiamo probabilmente una valutazione per difetto. A ogni modo, gli oltre undici milioni di morti in più che risultano dal censimento [sovietico] del 1937, difficilmente possono essere soggetti a correzioni rilevanti. Le cifre relative alla carestia sembrano ragionevoli e coerenti, sia di per sé che rispetto al deficit [di popolazione] registrato dal censimento, e lo stesso vale per le cifre relative alla dekulakizzazione. […]
È significativo che le statistiche (anche se non attendibili) relative alla mortalità del bestiame siano state pubblicate, e quelle relative alla mortalità della popolazione invece non lo siano state, per cui da cinquanta anni abbiamo qualche testimonianza su quanto successe agli animali, ma nessuna su quanto successe agli esseri umani. […]
È forse bene fare ora una sintesi del numero dei morti calcolato:
Contadini morti nel 1930-1937: 11 milioni
Arrestati in questo periodo e morti in seguito nei campi di lavoro: 3,5 milioni
Totale: 14,5 milioni
Di questi:
Morti in seguito alla dekulakizzazione: 6,5 milioni
Morti nella catastrofe del Kazachistan: 1 milione
Morti nella carestia [indotta da Stalin] del 1932-33: 7 milioni
di cui:
in Ucraina: 5 milioni**
nel Caucaso settentrionale: 1 milione
altrove [in Urss]: 1 milione
Come abbiamo detto, si tratta di cifre enormi, paragonabili a decessi avvenuti solo nelle più devastanti guerre del nostro tempo. E se si considera il genocidio compiuto nella sola Ucraina, dobbiamo tener presente che la cifra di 5 milioni rappresenta il 18,78 della sua popolazione globale (e circa un quarto della sua popolazione rurale). […]
Negli eventi che stiamo descrivendo, le «vittime» in senso generale, cioè tutti coloro che vi furono coinvolti, costituiscono intere popolazioni. In questo capitolo ci siamo preoccupati di stabilire nel modo più preciso possibile il numero dei morti effettivi, ma non dobbiamo dimenticare neanche per un attimo le spaventose conseguenze sofferte, i cui effetti si avvertiranno ancora per molto tempo su singoli individui e su intere nazioni.
Fra l’altro, i sopravvissuti avrebbero dovuto affrontare in seguito altri periodi di terrore, che avrebbero causato un numero di vittime pressappoco delle stesse proporzioni.
(da Robert Conquest, Raccolto di dolore, (1986), Liberal edizioni, Roma 2004, pp. 352-4.)
* J. Banister, 30 milioni/ Peng Xizhe, 23 milioni/ Cao Shuji, 32,5 milioni/ Chen Yizi 43-46 milioni/ Yang Jisheng 36 milioni. Resta il fatto, comunque, che il dettaglio della cifra esatta dei morti nel corso dei genocidî diventa irrilevante quando si supera una certa soglia quantitativa. Può interessare lo studioso, ma non altera la necessità di un giudizio etico-politico di esplicita condanna, senza se e senza ma[r.m.].
** Gli studi hanno ormai acquisito che le vittime dirette dell’holodomorfurono circa 3,5 milioni. L’altro milione e mezzo circa, scomparso dalle statistiche per il censimento del 1937 (che includevano anche ucraini viventi altrove nell’Urss), fu mandato a morire nel Gulag (sempre nel quadro della repressione contro il popolo ucraino di cui l’holodomor era parte) o morì per cause indotte dalla carestia [r.m.].