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venerdì 26 luglio 2019

Experiencias pedagógicas más o menos libertarias en América Latina

Michel Antony
Ponencia - II° Congreso Internacional de Investigadorxs sobre anarquismo(s) Montevideo, 11-13 de julio de 2019

I. Tres consideraciones generales

Cet essai tente de présenter une vision globale de l'investissement pédagogique acrate.
Este ensayo es un intento para presentar globalmente el compromiso pedagógico ácrata.


  •   Il reste incomplet, à actualiser, notamment avec les mouvements assembléistes et horizontaux récents.
    Sigue incompleto. Es necesario de hacer una actualización particularmente con los movimentos horizontales y asembleistas recientes.

  •   Il nécessite une relecture et des corrections et enrichissements que, je l'espère, vous pourrez m'apporter.
    Muchas gracias para ayudarme a hacer las correctiones, rectificaciones y enriquecimientos necesarios.
Disculpad mi malo español...

Table des matières
  1. Tres consideraciones generales...........................................................................................1
  2. Prólogo: fuerte importancia de la educación libertaria en América latina .............................. 2
III. A.
B. IV.
V. A.
Antecedentes socialistas .................................................................................................... 2 El socialismo primero, romántico o dicho utópico ........................................................... 2 
El muy diversificado fourierismo méxicano ..................................................................... 3
Escritos más o menos utópicos como herramientas pedagógicas.....................................3 Experiencias comunitarias como métodos ejemplares pedagógicos ................................. 4Falansterios, Colonias, "milieux libres"...........................................................................4

B.
tertulias... ................................................................................................................................. 5 C. Conjuntos teatrales, cuadros músicales.........................................................................5

  1. Universidades populares - UP ........................................................................................ 6
  2. Un sindicalismo principalmente libertario hasta los años treinta y cuaranta ................... 7
VI. La ola de escuelas racionalistas o cercanas ...................................................................... 7
  1. Muy fuerte importancia de FERRER en América Latina ................................................. 7
  2. Una red de escuelas presente en todo el continente......................................................8
  3. Muchos educadores inmigrantes o locales de alto nivel ................................................. 9
  4. ¿Por qué el movimiento de las escuelas racionalistas es un fracaso? ......................... 10
  5. La desaparición de las escuelas ferrerianas es un fracaso relativo .............................. 11
VII. El caso particular de las experiencias indígenas : dos ejemplos......................................11
  1. Ayer, el caso de Bolivia.................................................................................................11
  2. México hoy: Chiapas y Oaxaca.....................................................................................11
  1. Algunas conclusiones ......................................................................................................12
  2. Para ir más lejos .............................................................................................................. 13

giovedì 25 luglio 2019

La barbarizzazione precipitosa dei nostri tempi

di Roberto Savio
In fin dei conti, sembra che Thomas Hobbes, il filosofo inglese del XVII secolo che aveva una visione terribile dell'uomo, non si sbagliasse del tutto.
Dal frivolo al serio, in una sola settimana abbiamo avuto quattro notizie che non sarebbero accadute in un mondo normale. Una porn beauty inglese con 86.000 follower sui social media ha messo in vendita bottiglie d'acqua in cui si bagna a 30 pounds a bottiglia e ha venduto diverse migliaia di bottiglie.
Un sondaggio in Brasile ha scoperto che il 7% dei cittadini ritiene che la terra è piatta (il 40% delle scuole americane insegna che il mondo è stato creato in una settimana, secondo la Bibbia, quindi non ci possono essere antiche civiltà) Un altro sondaggio, questa volta dei membri del partito britannico Tory, che sembrano poter eleggere Boris Johnson come primo ministro (non esattamente un trionfo della ragione) sono così a favore di un "duro" Brexit che non importa se questo significa l'uscita della Scozia e la fine del Regno Unito.  Infine, per vincere le elezioni, il presidente americano Donald Trump ha fatto del razzismo uno dei suoi vessilli e, in un paese di immigrati, questo gli ha dato un aumento di 5 punti nei sondaggi di opinione.
Ci sono così tanti segni di barbarizzazione che riempirebbero un libro..... e, come ha scritto notoriamente Euripide: Coloro che gli dei vorranno distruggere, prima li renderanno pazzi.
Non è un compito popolare, ma dobbiamo guardare alla realtà e osservare che, nel periodo storico più scientificamente e tecnologicamente avanzato della storia, stiamo vivendo in tempi di barbarizzazione precipitosa.
La disuguaglianza sociale è diventata la base della nuova economia. Le persone hanno abbassato le loro aspettative e sono disposte a lavorare a tempo parziale in un lavoro precario, dove i giovani (secondo l'Organizzazione internazionale del lavoro) possono sperare in una pensione di vecchiaia di 600 euro al mese. Questo è stato accettato dal sistema politico. Abbiamo anche uno studio spagnolo secondo il quale, nell'attuale mercato immobiliare, quasi l'87% delle persone ha bisogno del 90% del proprio stipendio solo per affittare una casa.
Oggi, per molti, uno stipendio significa sopravvivenza, non una vita dignitosa. La nuova economia ha sviluppato la cosiddetta gig economy: lavori per distribuire cibo, ma sei un co-imprenditore senza i diritti di un dipendente, per un importo che non ti permetterà mai di sposarti. I bambini si sono abituati a considerare naturali fenomeni come la povertà o la guerra. Ed ora la politica non si basa sulle idee ma su come si può sfruttare con successo le budella del popolo, sventolando striscioni contro gli immigrati (quando si assiste ad un rapido calo del tasso di natalità) e dividendo i paesi tra "Noi" che rappresentano il popolo e "Tu" nemico del paese. Gli Stati Uniti sono l'esempio migliore, dove i repubblicani considerano i democratici nemici degli Stati Uniti. E questo ci porta a una domanda centrale: Trump, l'italiano Matteo Salvini, il brasiliano Jair Bolsonaro ed altri simili, non sono stati eletti democraticamente? E  questi sono il sintomo o la causa della "populocrazia" che sta sostituendo la democrazia?
Qui non è possibile offrire uno studio sociologico o storico. Usiamo solo un blocco: siamo passati dall'era Gutenberg a una nuova era - l'era Zuckerberg.
Coloro che hanno accolto con entusiasmo l'arrivo di Internet lo hanno fatto anche perché democratizzava la comunicazione e quindi portava a una maggiore partecipazione. La speranza era quella di vedere un mondo in cui la comunicazione orizzontale avrebbe sostituito il sistema di informazione verticale che Gutenberg ha reso possibile. L'informazione era, infatti, un sostegno agli stati e alle imprese che la utilizzavano per raggiungere i cittadini, che non avevano bisogno di feedback. Con Internet si poteva ormai parlare direttamente in tutto il mondo e la propaganda che ne accompagnava l'arrivo non era considerata rilevante: non è importante sapere, è importante sapere dove trovarla. Bene, abbiamo tutte le statistiche su come Internet ha influenzato il livello generale della cultura e del dialogo.
L'attenzione delle persone è diminuita drasticamente. La maggior parte degli utenti di Internet non rimane su un oggetto per più di 15 secondi.  Negli ultimi cinque anni, i volumi dei libri sono stati ridotti di 29 pagine. Oggi, gli articoli di più di 650 parole non sono accettati dai servizi degli editorialisti. L'ultimo incontro dei redattori delle agenzie di stampa internazionali ha deciso di abbassare il livello di notizie dal livello di 22 anni a quello di 17 anni. In Europa, la percentuale di persone che acquistano almeno un libro all'anno è ora del 22% (negli Stati Uniti è ora del 10,5%). Secondo un recente studio condotto in Italia, solo il 40% della popolazione è in grado di leggere e capire un libro. Nello stesso paese, il 13% delle biblioteche ha chiuso negli ultimi dieci anni. Una trasmissione molto popolare in Spagna è stata "59 secondi" che ha visto un certo numero di persone discutere intorno a un tavolo; al 59° secondo i loro microfoni sarebbero scomparsi. Oggi, il sogno di un intervistatore televisivo è che la persona intervistata darà una risposta più breve della domanda.  I giornali sono per persone sopra i quarant'anni.  E c'è una lamentela unanime sul livello di studenti che entrano all'università: non tutti sono liberi da errori di ortografia e sintassi. E la lista potrebbe continuare praticamente all'infinito.
Il problema della barbarie ha una grande rilevanza per la partecipazione politica. Le generazioni di Gutenberg erano abituate al dialogo e alla discussione. Oggi, l'83% degli internauti (80% al di sotto dei 21 anni) lo fa solo nel mondo virtuale che si sono ritagliati da soli. Le persone del gruppo A si riuniscono solo con persone del gruppo A. Se incontrano qualcuno del gruppo B, si insultano a vicenda. I politici sono stati in grado di adattarsi rapidamente al sistema. L'esempio migliore è Trump. Tutti i giornali americani hanno una tiratura complessiva di 60 milioni di copie (dieci milioni di copie di qualità, sia conservatrice che progressista). Trump ha 60 milioni di seguaci che prendono i tweet di Trump come informazione. Non comprano giornali, e se guardano la TV è Fox, che è l'amplificatore di Trump. Non c'è da stupirsi se oltre l'80% degli elettori di Trump voterà di nuovo per lui. E i media, che hanno perso la capacità di offrire analisi e processi di copertura, non solo eventi, prendono la strada più facile.  Seguiamo i personaggi famosi e rendiamo il famoso più famoso. Il giornalismo analitico sta scomparendo. Negli Stati Uniti esiste grazie alle sovvenzioni ..... in ogni paese europeo, sono rimasti pochi giornali di qualità, e la maggiore diffusione va ai tabloid che risparmiano ai lettori lo sforzo di pensare. Il Daily Mirror in Gran Bretagna e Bild in Germania sono i migliori esempi.
Internet ha fatto di tutti un comunicatore. Questo è un risultato fantastico. Ma in questa crescente barbarizzazione, la gente usa Internet anche per trasmettere informazioni false, storie basate sulla fantasia, senza i controlli di qualità che il mondo dei media aveva un tempo. E l'intelligenza artificiale ha preso il sopravvento, creando molti falsi racconti, che ora interferiscono nel processo elettorale, come è stato dimostrato nelle ultime elezioni negli Stati Uniti. A questo va aggiunto che gli algoritmi utilizzati dai proprietari di Internet mirano a catturare l'attenzione degli utenti per mantenerli il più possibile. Questo mese, El Pais ha pubblicato un lungo studio intitolato "The toxic effects of YouTube", dove mostra come i suoi algoritmi spingono lo spettatore verso oggetti di fantasia, pseudoscientifici e di grande attrazione.
Ciò è dovuto al fatto che i proprietari sono diventati favolosamente ricchi trasformando i cittadini in consumatori. Scoprono la nostra identità e la vendono alle aziende per il loro marketing, ma anche per le elezioni. Questi proprietari hanno una ricchezza senza precedenti, mai raggiunta nel mondo reale: non solo in quello della produzione, ma anche nel mondo della finanza, che è diventato un casinò senza controllo. L'intero mondo della produzione di servizi e beni, prodotti dall'uomo, è ormai vicino al trilione di dollari al giorno; quello stesso giorno, i flussi finanziari raggiungono i 40 trilioni di dollari. Il divorzio di Jeff Bezos ha dato alla moglie 38 miliardi di dollari. Questo è pari al reddito medio annuo di 20.000 dollari di 19 milioni di persone. Non c'è da stupirsi che 80 individui ora possiedono la stessa ricchezza di 2,3 miliardi di persone (nel 2008, erano 1.200 individui).
Secondo gli storici, l'avidità e la paura sono grandi motori di cambiamento nella storia. Questo era vero anche nell'era di Gutenberg. Ma ora, però, hanno innescato una combinazione di entrambi in un breve periodo di tempo. Dopo la caduta del muro di Berlino, la dottrina della globalizzazione liberale è arrivata con tale forza che Margaret Thatcher (che con Ronald Reagan ha inaugurato la nuova visione dei profitti individuali e dell'eliminazione dei beni sociali) ha parlato notoriamente di TINA: “There Is No Alternative”.
L'intero sistema politico, compresi i socialdemocratici, ha accettato un sistema di valori basato sull'avidità e la libera concorrenza a livello individuale, statale e internazionale. Ci sono voluti vent'anni per capire che i poveri sono diventati più poveri, e i ricchi più ricchi, e che gli stati hanno perso gran parte della loro sovranità a favore delle multinazionali e del mondo della finanza. Vale la pena notare che, nel 2009, per salvare un sistema finanziario corrotto e inefficiente, il mondo ha speso 12 trilioni di dollari (solo gli Stati Uniti, 4 trilioni). Da quel salvataggio, le banche hanno pagato l'impressionante importo di 800 miliardi di dollari in sanzioni per attività illecite.
La crisi finanziaria del 2009 ha scatenato un'ondata di paura. Non dimentichiamo che fino al 2009 non c'erano partiti sovrani, populisti e xenofobi, tranne Le Pen in Francia. Presto vecchie trappole come "in nome della nazione" e "la difesa della religione" saranno resuscitate da politici capaci di cavalcare la paura. È stato trovato un nuovo capro espiatorio - i immigrati - e i populocrati stanno ora minando la democrazia ovunque.
La populocrazia è la nuova ondata. L'ex primo ministro italiano Silvio Berlusconi ha introdotto una nuova lingua, che ora è stata aggiornata da Salvini, Trump e così via. Twitter, Facebook e Instagram sono il nuovo mezzo ed ora il mezzo è il messaggio.
Una giovane ragazza svedese, Greta Thunberg, ha fatto di più con la sua testardaggine per aumentare la consapevolezza dell'imminente cambiamento climatico rispetto all'intero sistema politico. Anche Trump (anche se per ragioni elettorali) ha dichiarato che il cambiamento climatico è importante.


Oggi, ci sono molti "punti di luce" che appaiono nel mondo. Le elezioni di Istanbul ne sono un buon esempio, così come la mobilitazione a Hong Kong, in Sudan e Nicaragua, tra gli altri. Speriamo di arrivare a un punto in cui la gente prenda le redini del processo e risvegli il mondo dal precipitoso corso della barbarizzazione. Anche Thomas Hobbes ha concluso che l'umanità troverà sempre, presto o tardi, la strada giusta e si darà un buon governo. Pensava che un'élite sarebbe sempre stata in grado di guidare le masse.
Bene, le élite sono ora le Greta Thunberg del mondo.
- 22 luglio 2019


Nella diffusione e/o ripubblicazione di questo articolo si prega di citare la fonte: www.utopiarossa.blogspot.com

mercoledì 24 luglio 2019

Contradicciones en el capitalismo. ¿Hay principales y secundarias?

por Marcelo Colussi

La sociedad capitalista está sostenida por una serie de contradicciones que, lejos de resolverse, se profundizan cada vez más conforme pasa el tiempo, aunque aparentemente se las quiera “suavizar”, hacerlas más digeribles y presentables. Son contradicciones inherentes al capitalismo en tanto sistema, si bien algunas existían antes de él. Aquella sentencia de Marx de que “Con el capital el mundo se hizo redondo” plantea ya con toda claridad que una de las características fundamentales del modo de producción capitalista desde sus inicios, es su desarrollo a escala global. Por ello puede decirse que la preconizada y a la moda “globalización” actual empezó prácticamente con el capitalismo mismo, con la llegada del hombre blanco a tierra americana. 

En el período de la acumulación originaria en los países europeos dominantes, la sobre explotación de la fuerza de trabajo esclava traída a América desde el África y la fuerza de trabajo indígena de este continente jugaron un papel determinante. Eso no puede explicarse sin entender el racismo que acompañó el desarrollo capitalista, racismo que sirvió para justificar la inmisericorde explotación (“civilizados” –hombre blanco– versus “salvajes” –esclavos africanos negros, población originaria de América–). El racismo, o discriminación étnica, para ser “políticamente correctos” al día de hoy, no ha desaparecido. Es más: se ha incorporado cotidianamente, por eso en Guatemala, por ejemplo, un pobre que no se auto-reconoce como indígena puede decir campante: “seré pobre pero no indio”. Como se ve, las contradicciones se articulan, se anudan todas entre sí: para el caso, la económica con la étnica. 


Lo mismo puede decirse de los bienes y recursos naturales que se extrajeron de África y América con destino a Europa: oro, plata, piedras preciosas, maderas preciosas, entre otros (sangría que nunca terminó, y que ahora se reaviva, dado el espíritu depredador del actual capitalismo extractivista). Estos recursos, y los de Europa, fueron determinantes en el período de la acumulación originaria. También alimentaron el inicio y desarrollo de la revolución industrial. El extractivismo fue clave en la acumulación originaria de capital y en el posterior desarrollo del capitalismo. En otros términos: la contradicción del modo de producción industrial-capitalista con la naturaleza está en la base del sistema. El mundo, para esta visión, es considerado “gran cantera” de donde extraer materia prima para su posterior industrialización. El “progreso” se abre paso contra el medio ambiente, lo cual abre un interrogante fundamental: ¿eso es el progreso? Evidentemente, con la catástrofe medioambiental que vivimos hoy, está clara la respuesta. 

lunedì 22 luglio 2019

Camilleri, De Crescenzo: perché tanto rumore?

di Dino Erba


Spero che questo testo abbia ampia circolazione nella nostra intossicata società spettacolare di massa. Personalmente lo sottoscrivo parola per parola. Nel leggerlo mi ha impressionato anche la coincidenza di reazione alla lettura di Camilleri: anch’io una volta presi in mano un suo libro, così, solo per sapere di cosa si trattasse. Lo gettai via quasi subito. Per me era una storia banale, avvolta in una scrittura banale e trovavo ignobile la «sicilianizzazione» della lingua italiana: perché o si scrive in siciliano o si scrive in italiano o si intreccia (si alterna) il dialetto con la lingua: ma la fusione, cioè la creazione di una terza lingua bastarda, proprio no. Ripugnante in termini letterari.
Non mi sfuggiva poi che tutta la serie televisiva di Montalbano, Piovre ecc. riabilitava sfacciatamente le «nostre» forze dell’ordine che con i poteri mafiosi hanno imparato a convivere, salvo «incidenti» minori di tanto in tanto.
Per De Crescenzo - un esempio di scadimento nella volgarità culturale da parte di un membro tra i più «spettacolosi» dell’élite intellettuale italiana - si dovrebbe anche aggiungere la versione poco dignitosa da lui propagata dello spirito partenopeo. Ma questo non spetta dirlo a un romano come me, ma spetterebbe a chi, tra il popolo napoletano più autentico, si sia sentito umiliato dalla ridicolizzazione decrescenzana, trita e ritrita, del presunto napoletanismo. (r.m.).



La morte degli illustri vegliardi ha destato sperticati encomi, a destra e a manca. A bocce ferme, tali encomi potrebbero apparire eccessivi (se non servi…).
Personalmente, di Camilleri tentai di leggere un romanzo, lo trovai tedioso, stilisticamente manieristico (un Gadda siculo?). Della sua illustre creatura, il macchiettistico Commissario, vidi qualche vicenda televisiva, sull’onda della galoppante infatuazione. Un tipico prodotto dell’industria dello spettacolo, secondo la classica trama del giallo poliziesco, che conobbe tempi migliori. Ogni paragone sarebbe irriverente.
Di De Crescenzo vidi qualche divertente filmetto, piacevolmente condito dalla verve partenopea che, anche in questo caso, conobbe tempi migliori. I suoi libri, neppure gli sfogliai…
Fatte le debite differenze, entrambi furono due abili, se vogliamo intelligenti (e furbi), eredi di nobili tradizioni drammaturgiche. Nulla di più, nulla di meno.
E allora, perché tanti encomi?
Da qualche commemorazione, il motivo trapela.
È la cultura di massa, bellezza!
Ripeto, fatte le debite differenze – i differenti percorsi cultural-professionali –, entrambi ebbero il loro brodo di coltura negli anni Cinquanta, quando l’Italia conobbe il boom economico. Milioni di persone lasciavano le campagne ed entravano in fabbrica … e a scuola. La cultura, fino ad allora d’élite, si confrontava con nuove esigenze, in cui la quantità esprimeva una nuova qualità, esigendo nuove forme di diffusione dell’ideologia dominante. Non reggeva più il compromesso Stato-Chiesa (trono e altare) gestito dal Fascismo.
Emblematiche del mutato clima socio-economico, furono le pubblicazioni divulgative dei Fratelli Fabbri, erano dispense periodiche con una veste accattivante e diffuse in edicola, il popolo non aveva ancora dimestichezza con le librerie… A ben vedere, i Fratelli Fabbri industrializzarono prodotti culturali che, in precedenza, venivano gestiti artigianalmente da piccole case editrici, vicine ad associazioni progressiste e operaie che provvedevano alla loro diffusione. Di conseguenza, quelle pubblicazioni proponevano una più o meno accentuata critica sociale, assente, invece, nelle dispense della Fabbri, rivolte all’omologazione culturale degli italiani, in una società detta «neocapitalista».
Di converso, all’esigenza di omologazione culturale, la neonata, e ben più coinvolgente televisione di Stato, dava risposte del tutto inadeguate all’Italia del boom, proponendo uno stile che, in sostanza, era disprezzate dagli intellettuali e sopportato dal popolo, come il sussiegoso sermone di un prevosto di campagna.
Apocalittici o integrati?
Di fronte a questo gap comunicativo, una pattuglia di giovani intellettuali, per lo più di «sinistra», come Camilleri, scorse le opportunità e le prospettive che la televisione apriva, vedendo in essa il nuovo Mecenate. E scese in campo. La battaglia fu aspra. C’era da mettere in discussione il compromesso catto-comunista che connotava il Bel Paese: alla Dc la cultura di massa, con l’oratorio, al Pci la cultura d’élite, con la Casa della cultura. Se qualche dubbio ci fosse riguardo a tale divisione dei compiti, basta rammentare la comune diffidenza, se non avversione, di Pci Dc verso le avanguardie letterarie e artistiche, con deleterie ricadute nel campo della «morale», sessuale in generale, e del divorzio, in particolare, che sarebbero perdurate almeno fino alla gestione di Enrico Berlinguer (1975).
Seppur cautamente, la sfida di quella lungimirante pattuglia di intellettuali si affermò, anche grazie alla santificazione di Umberto Eco che, con Fenomenologia di Mike Bongiorno (1961) e Apocalittici e integrati (1964), sdoganava la televisione, schiudendo così la via a brillanti (e lucrose) prospettive professionali.
In quello stesso clima culturale, maturò la vicenda di Luciano De Crescenzo. Formalmente diversa, ma sostanzialmente analoga. De Crescenzo svolse dapprima i mille mestieri che la creatività napoletana gli ispirava, poi, per vent’anni, fu all’Ibm di Milano dove, benché fosse laureato in ingegneria, si occupò di pubbliche relazioni. Allora sulla cresta dell’onda nella gestione delle cosiddette «relazioni industriali», ovvero per intortare lavoratori & consumatori.
Frutto di questo mix partenopeo-meneghino, fu il suo successivo approccio alla letteratura e allo spettacolo. Un approccio che, con ironia, nobilitò il filone divulgativo aperto dai Fratelli Fabbri. La sostanza, però, era la medesima: l’omologazione culturale degli italiani cui, via via, provvidero molti intellettuali organici al sistema, declinando i diversi umori social-politici delle pance italiche. Per esempio, a destra, un altro maître à penser, Indro Montanelli, con le sueStorie, proponeva il passato con le lenti del presente, un eterno presente, privo di sfumature. Medesima logica è ammannita dalla «filosofia» di De Crescenzo. Così fu, così è, così sarà.
La miseria cultural-mediatica dell’integrazione
Volendo trarre una breve conclusione dalle mie considerazioni, possiamo vedere che la stagione culturale dei Camilleri, De Crescenzo ecc. ecc. fu, tutto sommato, abbastanza breve. Già negli anni Ottanta, venne emarginata dalla ben più ruspante omologazione imposta dalle TV commerciali, e cavalcata dal Berlusca, che crearono un mondo dove la televisione e, in generale, i new media ci condannano a un’ossessionante coazione a ripetere, favorendo una generale decadenza intellettuale. A scapito delle più elementari abilità cognitive. A vantaggio di un disperato, e impotente, individualismo solipsistico, in uno scenario sociale di dilagante disgregazione.
Forse, di fronte all’attuale miseria cultural-mediatica (e sociale), una buona dose di falsa coscienza ha ispirato le commemorazioni di molti intellettuali, artisti, politicanti ecc. ecc., in cui aleggia la nostalgia per una stagione che, al confronto, appare culturalmente vivace e pregna di lusinghiere promesse. Ma, domando, siamo proprio sicuri che l’attuale miseria cultural-mediatica non sia l’inevitabile esito di quella rimpianta stagione?
Dino Erba, Milano, 21 luglio 2019



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sabato 20 luglio 2019

RECORDANDO A AGNES HELLER (1929-2019)

por Horacio Tarcus

(Esta entrevista de Horacio Tarcus - fundador y director creativo del Cedinci [el mas grande archivo de historia social en Argentina] - me parece la forma mejor de conmemorar la muerte de una gran estudiosa e investigadora húngara, que deja su huella característica en la historia del pensamiento en nuestra época [r.m.])

Acaba de morir Agnes Heller. Quisiéramos recordarla con la amarga lucidez con que la conocimos en Buenos Aires, hace menos de dos años. Llegó a la Argentina por primera vez, invitada por la UNTREF para una brindar serie de conferencias. Pero se hizo tiempo, a sus 88 años, para visitar el CeDInCI. Fue el 19 de octubre de 2017 por la mañana, acompañada de la húngaro-argentina Piroska Csúri. Después de recorrer nuestras colecciones, sala por sala, mantuvo una animada conversación sobre su maestro, el filósofo húngaro György Lukács, el aniversario de la Revolución Rusa y su libro sobre la vida cotidiana. En una segunda parte el diálogo derivó hacia la condición feminista y la problemática de género.
Señalemos brevemente que Heller (Budapest, 1929 - Lago Balaton, Hungría, 2019) estudió filosofía en la Universidad de Budapest, motivada por las clases de Georg Lukács. Formó parte durante años de ese espacio de disidencia política y teórica que se llamó la Escuela de Budapest. se exilió de Hungría en 1977 para enseñar en Melbourne, Australia. Desde 1986 hasta su retiro ocupó la cátedra Hannah Arendt en la New School University de Nueva York. Es autora de una enorme cantidad de trabajos sobre diferentes temas filosóficos y políticos que abarcan desde la cultura del Renacimiento o la vida cotidiana hasta las más recientes discusiones sobre la biopolítica. Falleció hoy viernes 19 de julio, a la edad de 90 años.
Aquí presentamos la primera parte de una conversación en la que estuvieron presentes Piroska Csúri, quien acompañaba a la filósofa y fue algún modo su anfitriona en la Argentina, Laura Klein, Laura Fernández Cordero, Karina Jannello, Virginia Castro, Horacio Tarcus y José Fernández Vega.

giovedì 18 luglio 2019

PARTIGIANI DELLA TERRA

(Camminando verso L’Aquila)

di Antonio Marchi

Mentre alcuni vanno al bar, mentre altri fumano e si raccontano barzellette, mentre quelli vanno al mare un fine settimana e questi a caccia e altri a pescare, o al cinema, al night club, o a messa la mattina di domenica, mentre alcuni sono innamorati e altri innamorati di se stessi, mentre il fiume, mentre il mare, mentre gli astri, mentre le automobili e i ciclisti… noi camminiamo, camminiamo senza far niente. Camminiamo come gli uccelli che costruiscono i loro nidi, i castori le loro dighe, le formiche i loro buchi… noi posiamo i piedi sulla terra. Uno dopo l'altro. Lasciamo tracce. Costruiamo relazioni per abbattere muri e incomprensioni e ridare fiducia e speranza a chi l'ha persa... 
Dentro un fuoco di desideri più intimi Noi diamo dignità alla vita, alla vita che manca.
Come sempre il terremoto, come qualsiasi evento tragico, ci sorprende anche se l'attendiamo. Sempre ci sorprende il dolore, la tragedia e la devastazione cioè la morte. 
Camminiamo tra le macerie e tra i sopravvissuti nei loro pensieri, tristi. Piegati sulle ginocchia da tanta desolazione in un silenzio spettrale, l'angosciosa domanda ci perseguita e il dubbio si fa carne togliendoci a volte la forza di camminare. Lacrime di sudore e di stupore, niente è perduto ma tutto è scaduto. Camminiamo nell'estasi dell'alba e del tramonto, dentro l'immane bellezza dei monti e delle valli. 
Più avanti cerchi, colori rotondi, sempre più intensi, il rosso, il giallo, il verde… il rosso col giallo, il verde col rosso e mille papaveri rosso sangue a danzare nel vento come piccoli fuochi accesi. Sono quadri, colori quadrat., scene, scintille, letarghi.
Ci fa compagnia il vento, gli uccelli e la musica del menestrello Francesco per le emozioni più care e intime … e Gabriele, come il primo uomo e come l'ultimo, divide tutto come il suo frutto e Valentina raccoglie, racconta: «ringraziare desidero per il bene dell'amicizia… per l'amore che rende impavidi… per la gran potenza d'antico amor…»
L'allontanarsi di una stella nella notte vuol mostrare a un tempo la bellezza e il potere salvifico e distruttore dell'amore. Bianche colombe l'attraversano, buia, stellata. Il nero danzava nell'ombra, il rosso nel sangue. Ero geloso di voi e nello stesso momento ero parte di voi. Di giorno in giorno potevo piangere e sorridere, passarvi accanto, guardarvi negli occhi… occhi acquosi, misteriosi, belli e lucenti, occhi che rapiscono, orgogliosi di dolce essenza d' armonie ironico-erotiche.
Camminiamo. L'Aquila si avvicina. L'Aquila liberata… dalle zone rosse, dalle gru, dagli anni tragici dei porci profitti, degli inganni assassini… L'Aquila scalda i cuori, è festa di piazza, è liberazione...
Balliamo al ritmo degli sbandieratori. Urliamo i nostri Mai più! mai più! ininterrottamente fino a perdere la voce. Ho in testa Pescara del Tronto, Accumoli, S. Lorenzo, Amatrice… ho in testa la guerra, le guerre nel mondo.
Il terremoto è la nostra guerra con le sue sofferenze e distruzioni, le sue morti. E ballo alle «Case Matte», come non mai, come una trottala, come un airone, come un gorgo, come le eliche di un areoplano, come le pale di un mulino che macinano la farina della fame. Girando come gira la sfera della terra, col suo cuore, col suo sangue. Ballo e penso al terremoto come a un giudice occulto che compare all'improvviso e ci presenta il conto dell'infinito male fatto all'uomo che si è voluto redimere, agli animali che ci hanno nutriti, alle foreste e alle acque potabili, al mare dove i cetacei crepano orribilmente per la plastica che ingoiano, al cielo insozzato dai rottami... È bene e giusto quello che facciamo individualmente, perchè gli Stati non sono che divinità maligne e false, ma qualsiasi pia intenzione non potrà che fare i conti con il clima della terra. Ho la terribile sensazione che non si fidi di noi che ipocritamente proclamiamo di volerla salvare. Però ci proviamo. La voglia di cambiare ci accompagnerà come le gambe, il cuore e tanta poesia.
Antonio .
16 luglio 2019

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