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domenica 3 luglio 2016

LETTERA SUL NICARAGUA, di Alberto Sipione

Caro Roberto [Massari],

la cosiddetta rivoluzione bolivariana e l'Alba (Alianza bolivariana para América Latina y el Caribe) hanno influenzato e dato speranza a molti compagni e compagne in Europa, la speranza di un nuovo socialismo che potesse (ri)partire dall'America latina.
Io ho fatto la mia esperienza personale e diretta in Nicaragua, paese facente parte dell'Alba tra il 2007 e il 2010, periodo di espansione e propaganda del chavismo e della rivoluzione bolivariana.
Nel 2007 sono stato in Nicaragua come infermiere volontario all'ospedale pediatrico La Mascota di Managua. Daniel Ortega e il FSLN ritornavano al potere alla fine del 2006 dopo sedici anni di governi liberisti.
Fino alla metà del 2007 era tutto un fermento di speranze e iniziative politiche per stabilizzare la vittoria del FSLN. Quello che avvertivo era già un cambio nella propaganda politica. Il colore rosa sostituiva infatti nelle strade il rosso/nero del sandinismo. La moglie e compagna di Daniel Ortega, Rosario Murillo, assumeva il ruolo di fatto di ministra della Comunicazione. Il nuovo slogan - che sopravvive finora - era quello di «Nicaragua cristiana, socialista e solidale».
L'Avenida Bolívar era in parte occupata da un accampamento costruito con grandi buste di plastica nere dove vivevano per protesta le ex lavoratrici e lavoratori delle multinazionali che producono banane, ammalati gravemente a causa del Nemagon.
Un ruolo determinante a supporto del nuovo governo lo assumevano le chiese evangeliche, mentre la Chiesa cattolica rimaneva neutrale o critica. Mi colpiva in particolare che la propaganda di Murillo ricordava quella di alcune sette cristiane: così che mi capitava spesso che all'ospedale funzionari del Frente salutassero con «sia lodato Gesù Cristo»!!!
Nel 2007 conobbi alcuni rappresentanti dell'associazione Italia-Nicaragua e cercavo di muovermi con loro per sostenere all'interno di questa «nuova epoca» i nascenti movimenti sociali vicini al Frente. Nelle riunione a cui si partecipava venivo visto con sospetto come compagno internazionalista. Direi che nelle diverse istanze, nonostante avessi l'intenzione di sostenere il Frente, non venivo calcolato minimamente. I miei contatti anche con prestigiosi personaggi critici all'interno del Frente non davano alcun frutto. Anzi, ho assistito a un repentino assorbimento acritico di molti di loro all'interno della macchina propagandistica del governo - per citare solo alcuni esempi: la radio La Primerísima (William Grigsby) e Sadrach Zeledón, oggi sindaco di Matagalpa.
Oggi fanno parte del Frente molti ex militanti e figli di militanti dell'ex Contras, che ricevono posti di comando o diventano funzionari.
Tuttavia ancora nel 2007 sottoscrissi un appello di militanti della sinistra mondiale in sostegno e in difesa del governo del Nicaragua. L'associazione Italia-Nicaragua presente nel paese fin dopo la rivoluzione del 1979 assunse da prima un ruolo critico nei riguardi del «Danielismo» (Daniel Ortega) per poi votarsi già nel 2008 ciechi sostenitori del governo. A tutt'oggi nel loro sito Web non si leggerà mai niente di negativo sul Presidente e sulla politica del governo. Viene anzi annunciata con gioia la sua terza candidatura!
Nel 2007 uno dei primi atti fu quello del divieto assoluto di aborto, includendo pure il cosiddetto aborto terapeutico, ad esempio per le donne che vengono violentate o in caso di pericolo per la madre.
Le donne del Nicaragua reagirono con differenti manifestazioni e iniziative anche a livello internazionale. Il governo «di sinistra» le additò invece come agenti della Cia e manipolate dalle Ong.
Il potere di Ortega e della sua famiglia si è ingrandito enormemente negli ultimi anni. Si può parlare oggi di una delle famiglie più potenti, con interessi economici immensi in tutto il paese. Il presidente Ortega e i suoi rappresentanti si sono accaparrati diversi organi di stampa, come il secondo quotidiano più grande del paese, El Nuevo Diario, e differenti canali televisivi, rafforzando così la propaganda filogovernativa.
Negli ultimi 2 anni due temi importanti hanno assunto una grande interesse di scontro nel paese: 1. la costruzione del Canale Transoceanico del Nicaragua e 2. la distruzione della più grande biosfera dopo l'Amazzonia, Bosawás.

1. Il sogno del Canale Transoceanico del Nicaragua risale già al 1916, quando l'allora presidente cedette tutti i diritti sul territorio al governo americano, che lo riteneva essenziale per l'espansione strategica degli Stati Uniti. Questo piano e la svendita della patria venne contrastato da un ribelle ed ex generale, Augusto César Sandino.
Il nuovo piano prevede di spaccare in due il paese con un'opera mostruosa che taglierebbe laghi, vulcani e terre di contadini, spezzando la continuità ecosistemica del corridoio biologico mesoamericano. Internazionalisti stranieri che per il governo erano troppo vicini alle proteste contro il canale sono stati espulsi dal paese. Seguono però le immense manifestazioni contro questo progetto.

2. La riserva Bosawás include diversi territori indigeni che vengono protetti con alcune leggi speciali promulgate dopo la rivoluzione. La riserva Bosawás copre circa un quarto del territorio del paese. Negli ultimi anni i coloni stanno distruggendo la riserva attraverso il disboscamento e la vendita illegale della terra indigena. Attorno al traffico illegale di legna pregiata e alla vendita illegale della terra si segnalano diversi dirigenti del Frente Sandinista. Molti indigeni che si difendono dai coloni sono stati uccisi, alcuni sono vittime di sequestri. Secondo alcune fonti alcuni indigeni si stanno armando per contrastare questa situazione. Vorrei anche ricordare l'ultima vittima eccellente nel territorio dell'Honduras, Berta Cáceres.

Il presidente Ortega si candiderà per la terza volta alle prossime elezioni presidenziali. Altri candidati dell'opposizione non ce ne sono, visto che sono stati tutti comprati dal governo.
Lo scorso ottobre i lavoratori della più grande miniera del paese nel municipio di El Limón, la canadese B2Gold, hanno scioperato e bloccato gli ingressi per circa un mese. L'esercito e la polizia in assetto antisommossa hanno occupato un intero paesino.
Giornalmente ci sono stati durissimi scontri; dalle Ong sono stai segnalati massive violazioni dei diritti dell'uomo. Alla fine di questa lotta sono stati riammessi al lavoro i sindacalisti che erano stati sospesi dalla B2Gold.
Nelle maquilas (fabbriche in particolare tessili) i lavoratori vengono trattati come schiavi e senza diritti, fra cui quello di ammalarsi. Ogni minuto o ora persa non viene pagata. Il governo dà mano libera a mo' di zona franca alle maquilas, tipico prodotto della globalizzazione e delle multinazionali.
Oggi il Nicaragua si presenta come un tipico paese del cosiddetto Terzo mondo: locali fatiscenti per l'istruzione scolastica, ospedali-fantasma che uccidono invece di curare, femminicidi, mancanza di libertà di stampa e d'espressione, corruzione negli organi statali, 2% di ricchi e 98% di poveri.
Finisco infine per dirti che il Nicaragua oggi non è né un paese progressista né di sinistra e né tantomeno con tendenze socialiste.
È un normalissimo paese poverissimo dove la gente continua sì a sognare, ma un altro mondo possibile.

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