perché sanno amare il diverso da sé e dicono che
è ingiusto che da qualche parte nel mondo
altri bambini giocano solo con le stelle e
tirano la coda alla luna,
senza nemmeno più piangere tra la la sporcizia,
la fame e la violenza...
“Quando tu guarderai il cielo, la notte, visto che io abiterò in una di esse, visto che io riderò in una di esse, allora sarà per te come se tutte le stelle ridessero. Tu avrai, tu solo, delle stelle che sanno ridere!" E rise ancora. "E quando ti sarai consolato (ci si consola sempre), sarai contento di avermi conosciuto. Sarai sempre il mio amico. Avrai voglia di ridere con me. E aprirai a volte la finestra, così, per il piacere... E i tuoi amici saranno stupiti di vederti ridere guardando il cielo. Allora tu dirai: "Sì, le stelle mi fanno sempre ridere!" e ti crederanno pazzo”.
Antoine
de Saint - Exupery
Quando ero bambino, mio padre mi insegnò a non piegare mai la testa di fronte alla cattiveria e non scendere mai così in basso tanto da odiare una persona... Un uomo — era solito dire — ha il diritto di guardare un altro uomo dall’alto, soltanto per aiutarlo ad alzarsi.


Con
queste idee in testa sono andato con Paola a Buenos Aires... abbiamo fatto una
deriva fotografica, a “gatto selvaggio”, nella Baires dei desaparecidos, dei giovani torturati e uccisi nella notte delle matite spezzate (dagli
sgherri della dittatura e il silenzio della Chiesa di Roma), dell’utopia
libertaria di Che Guevara, della poesia tragica di Maradona, del giornalismo
senza bavagli di Rodolfo Walsh (ucciso ed esposto in una caserma allo scherno
dei militari nel 1977)... per conoscere i Ragazzi
di Zavaleta, un barrio che non è
segnato sulla mappa della città e nemmeno in internet... oltre centomila
persone vivono qui da generazioni, senza strade né fogne né niente che non si
sono fatti con le loro mani e le loro lacrime...
la parte migliore di questa umanità invisibile si è affrancata in cooperative di mutuo aiuto e i ragazzi hanno dato vita a una rivista (La Garganta Poderosa) per cercare di aiutare altri ragazzi ad uscire dalla droga, dalla prostituzione, dalla violenza di Stato, dai narcotrafficanti e spesso anche dalle famiglie... così siamo stati un po’ con loro e abbiamo ascoltato parole acerbe che si portavano dietro la distruzione degli idoli insieme quella dei pregiudizi... e visto i loro sorrisi aperti o feriti, accolto i loro sguardi malinconici o gioiosi, condiviso le loro indignazioni o sogni di estrema bellezza...
ho sempre preferito la compagnia dei poveri, indifesi, folli, ribelli alla frequentazione di intellettuali, politici, mercanti, preti... sto bene in loro compagnia... parliamo la stessa lingua... in quella del nemico regna la menzogna, perché è una lingua da ubriachi di potere. La bellezza che questi ragazzi portano sui loro volti in amore è la bellezza dei giusti e quando i popoli si accorgeranno della fame di bellezza che c’è nei loro cuori, ci sarà la rivoluzione nelle strade della terra.
la parte migliore di questa umanità invisibile si è affrancata in cooperative di mutuo aiuto e i ragazzi hanno dato vita a una rivista (La Garganta Poderosa) per cercare di aiutare altri ragazzi ad uscire dalla droga, dalla prostituzione, dalla violenza di Stato, dai narcotrafficanti e spesso anche dalle famiglie... così siamo stati un po’ con loro e abbiamo ascoltato parole acerbe che si portavano dietro la distruzione degli idoli insieme quella dei pregiudizi... e visto i loro sorrisi aperti o feriti, accolto i loro sguardi malinconici o gioiosi, condiviso le loro indignazioni o sogni di estrema bellezza...
ho sempre preferito la compagnia dei poveri, indifesi, folli, ribelli alla frequentazione di intellettuali, politici, mercanti, preti... sto bene in loro compagnia... parliamo la stessa lingua... in quella del nemico regna la menzogna, perché è una lingua da ubriachi di potere. La bellezza che questi ragazzi portano sui loro volti in amore è la bellezza dei giusti e quando i popoli si accorgeranno della fame di bellezza che c’è nei loro cuori, ci sarà la rivoluzione nelle strade della terra.
Una sera, di quelle sere odorose di stelle e di
acacie, sotto un filo di luna che quasi toccava i margini del deserto iracheno,
mentre fumavo un sigaro toscano all’anice… dal fondo di una duna di sabbia
rossa increspata dal vento sulla via delle armi… vidi una ragazzina che portava
una grossa balla sulle spalle… camminava con fatica e quando fu vicino a me, mi
accorsi che la balla gocciolava qualcosa color sangue… le chiesi: “È un peso
grande ciò che porti sulle spalle?” La ragazzina si fermò appena e disse: “Non
è un peso, è mio fratello”. Da quel giorno, quando sono in giro nelle periferie
del mondo o in qualsiasi altro posto a fare fotografie e qualcuno mi permette
di aiutarlo, dico: “Non è un peso, è mio fratello”.
Piombino, dal vicolo dei gatti in amore,
ventitré volte settembre 2014.
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