Chávez è morto. Il suo contributo alla causa del Venezuela e dell'unità latinoamericana è stato così personale che non ci sembra possibile fare delle ipotesi su come si svilupperanno questi processi. Anche il giudizio storico su questo grande caudillo bolivariano è destinato a restare sospeso: le contraddizioni del suo governo sono state molte, così come i suoi meriti e i suoi errori. Per tale ragione ci sembra giustificato presentare a mo' di necrologio le parole con cui si chiudeva il nostro libro su Chávez dell'autunno 2005. Sì... del 2005, quando il processo bolivariano toccò il suo apice e ne cominciò anche il declino. Ricordare che gli interrogativi esposti nell'ultima pagina di quel libro sono rimasti per lo più senza risposta, è l'omaggio più sincero che ci sentiamo di porgere a questa grande figura di combattente. Per questo ripubblichiamo quella pagina:
«Ecco, questo è Chávez e anche molto di più. Un dirigente politico dotato di grande coraggio e una forte carica umana. Ma anche un militare agguerrito e previdente. Un padre-marito innamorato della propria famiglia, ma capace ancora di scherzare sul proprio presunto fascino presso il mondo femminile: un mondo che ha saputo coinvolgere nel processo rivoluzionario.Un populista? A suo modo, sì: nel programma sociale, nei riferimenti politici (Perón, Velasco ecc.), nel modo di stare tra la gente, nell’uso abile del mezzo televisivo.Un nazionalista rivoluzionario, un combattente antimperialista? Sì, purché si aggiunga «bolivariano».Un marxista? No. Un comunista? No. Un futuro burocrate? Speriamo di no.Un umanista rivoluzionario? Forse, ma a fatica e solo agli inizi di quella maturazione ideale, politica, esistenziale che ho descritto in un mio libro su Guevara. E il potere, purtroppo, non facilita questo genere di maturazione.Un ennesimo mito per la sinistra? Probabilmente sì.Una forte personalizzazione del potere? Purtroppo sì.Un uomo sincero, alla ricerca ancora di qualcosa? Sì, e questa potrebbe essere la cosa più importante, per cui vale la pena di continuare a studiare la vicenda politica dell’ennesimo don Chisciotte sudamericano, di aiutare la lotta del suo popolo, di valorizzare la sua esperienza.»
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